Regia di Tom Shadyac vedi scheda film
Quello che succede dopo la morte è uno dei più grandi interrogativi dell’umanità. Ed il cinema, di recente soprattutto quello americano, ha cercato di trovarvi una risposta scegliendo toni e registri diversi (dal visionario ed iperrealista “Al di là dei sogni” con Robin Williams all’intimo e misterioso “Il sesto senso”).
Tom Shadyac (“Il professore matto”, “Patch Adams”) ha scelto di raccontare una storia che mescola sapientemente emozione e suspence (originati peraltro non da percezioni di sgomento o pericolo ma da atmosfere sospese e ambientazioni esotiche) nel tentativo di descrive “qualcosa” che non si può spiegare e per il quale trovare una prova empirica risulta un’impresa impossibile.
Il “viaggio” affrontato dal dottor Joe Darrow in “Il segno della libellula – Dragonfly” (un Kevin Costner che, dopo “Le parole che non ti ho detto”, sembra specializzarsi in ruoli di vedovo avvilito), uomo del tutto razionale e padrone di se alla scoperta di un mondo “sconosciuto” (la moglie Emily, in missione umanitaria in Venezuela, muore in seguito ad un incidente stradale) è l’ennesima conferma del fascino ed attrazione che i misteri di una realtà “oltre” esercitano sulla nostra umana esistenza.
Come reagire dinanzi agli oscuri segni ed arcani racconti di bambini che si risvegliano da un’esperienza di pre-morte che rivelano tentativi di comunicazione di Emily con il marito distrutto dal dolore? Joe sceglierà di lasciarsi guidare dalla fede più che dai fatti cambiando per sempre la sua esistenza. Come sulle ali di una libellula, il portafortuna personale di Emily e che nell’iconografia dei pellerossa farebbe svanire le illusioni, così Kevin Costner ed il regista Tom Shadyac ci trasportano dentro un racconto capace di sfidare l’ignoto provando a vincere l’ostilità di chi crede che la realtà sia rappresentata solo da quello che possiamo vedere o toccare.
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