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Nosferatu

Regia di Robert Eggers vedi scheda film

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La recensione su Nosferatu

di kubritch
2 stelle

 

"E così, la bestia guardò in faccia la bella e la sua mano si trattenne dall'ucciderla. E da quel giorno fu come se fosse un morto. Proverbio arabo." King Kong 1933 Così comincia il film e finisce con un'altra frase ad effetto che chiude il cerchio: "Fu la bella ad uccidere la bestia."

Insomma, è sempre la solita fabula e mi rincresce dirlo, dal punto di vista (della bestia di genere) maschile. Nella realtà, la bestia non si ferma nemmeno davanti alla bellezza, ma ne abusa, visto che stiamo stuprando il nostro stesso habitat.

Nosferatu all'apparenza è inteso come denuncia della condizione storica delle donne, ma nella sostanza sviluppa la solita visione del sesso cosiddetto forte.

Eggers è uno di quei registi nordamericani, che cerca di imitare lo stile autoriale all’europea, inconsapevole dei condizionamenti culturali. Per esempio, il mostro è una sorta di Darth Vader (un po’ anche Batman di Nolan), buono come maschera per Holloween. Le opere migliori sono quelle in cui parlano di se stessi, della loro cultura, delle loro origini senza nascondersi dietro paraventi nazionalistici. Capisco che si debbano rivolgere ad un pubblico mondiale e capisco anche che la loro collaudata tecnica narrativa sia quella vincente, supportata com’è da un’immagine giovanilistica fatta di goliardia ed esuberanza, ed incentrata sull’illusione di libertà. Non ci si meravigli, se alla fine, è una società di vecchi porci ai posti di comando, proprio come il conte del film, i quali si godono quel poco di libertà comprata alla fine di una vita sprecata a fare cassa 24h su 24, con la speranza frustrata di fregare la morte. A chi può piacere un film del genere? Solo a chi non ha una conoscenza approfondita del cinema.

Mi preme aprire una parentesi. Le nuove generazioni si sentono sempre più intelligenti, più avanti, rispetto a quelle passate, senza rendersi conto che non fanno altro che riprodurre il solito logoro schema mentale. Poi, alla fine si ritorna sempre alla cara vecchia caverna di Platone. Per contro, io noto che oggi, non solo nel pubblico, ma anche nella classe intellettuale, c’è una tendenza all’infantilismo che impedisce alla generazione attuale di scorgere il grande bluff. Sono tutti presi dai loro sogni tecnologici, cui hanno affidato tutte le loro speranze di un futuro di libertà. Libertà che si riduce sempre di più nell’inconsapevolezza generale.

Questo film è un bluff; un guscio dorato contenente un frutto rancido. Il confronto con l’espressionismo è impraticabile. Vette espressive troppo alte per le menti di quest’epoca di arance meccaniche, in cui nulla sfugge alle statistiche, agli algoritmi e alle procedure industriali. Ciò cui l’arte dovrebbe reagire, non assecondare. Solo in apparenza il film di Eggers si affida al vecchio artigianato, evitando effettacci digitali; per esempio, si affida alle performance attoriale della figlia di Johnny Depp, senza farle ruotare la testa di 360° - che, in realtà, era un effetto speciale di tipo meccanico. Per il resto, non è meno eccessivo nella messinscena.

Oltre che ai vari Nosferatu, e al Dracula di Stoker/Coppola, Eggers si è ispirato anche a Freud di John Huston per mettere in scena il conflitto tra scienza e teologia, o esoterismo magico. Me lo ha fatto pensare il dialogo tra il dott. Sivers e il dott. Franz, e, in particolar modo, la scena chiaramente ispirata dal film di Huston, in cui Ellen viene trafitta da uno spillone per escludere che si tratti di un morbo puramente fisiologico, come era definita l’isteria. Nel film di Huston è rappresentata la contrapposizione tra le scienze positive e la nascente psicanalisi, mentre Nosferatu adombra il confronto tra la tendenza positivista di Freud e l’approccio, per così dire, sciamanico di Jung, il quale, comunque, da non credente, esplora e tenta di dare un significato razionale a tradizioni misteriche ed esoteriche che affondano nella notte dei tempi. Si tratta di un misticismo di marca cristiana considerando il fatto che l’eminente professore si fa il segno della croce. Strano è, a questo punto, che i personaggi non consultino un sacerdote, ma si affidino ad uno scienziato da strapazzo che non è l’uno, né l’altro ma un ibrido. Ci si interroga più di una volta su quale sia la vera natura del male: se sia un fatto interiore, inconscio, o provenga dall’aldilà, cioè se abbia valore assoluto; se sia frutto di una contaminazione/possessione diabolica. Il film offre solo vaghe ed ambigue soluzioni a metà strada tra la psicologia e teologia. Bisogna prima riconoscere il male dentro se stessi per poterlo crocifiggere (un’espressione non casuale, direi ); il diavolo ossessiona persone che sono già “possedute da basse funzioni animali”.

Fa parte della visione cristiana, o genericamente delle 3 principali religioni abramitiche, la demonizzazione dell’atto sessuale, o il suo inserimento tra gli istinti basici. In epoca precristiana il sesso non era qualcosa di puramente bestiale, infero; qualcosa di maligno, sporco, malato e decrepito come il conte Orlock. Il sesso non è stato inteso da sempre come lo intendiamo noi in tempi cristiani dopo una millenaria opera di condizionamento psicologico, messa a punto da una deliberata damnatio memoriae della cultura antica. Solo ad un maschio poteva venire in mente di mettere in scena un dialogo in cui una moglie accusa il marito di non essere sessualmente all’altezza (per dimensioni?) del focoso amante, con un atteggiamento da indemoniata, istigando l’uomo a sbatterla contro il muro. Questo è Stati Uniti. Ecco perché sostengo che la denuncia di una cultura misogina, è solo una facciata superficiale dietro cui emerge la vecchia mentalità androcratica. I maschi vedono le donne solo come dispositivi sessuali. La vergine martire che si sacrifica per il bene dell’umanità, è sempre cultura patriarcale e ci informa, per opposizione, sulla tendenza a sessualizzare le donne.  

 

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