Regia di Robert Eggers vedi scheda film
Cimentarsi nella trasposizione di un’opera che già aveva fatto partorire innumerevoli pellicole, più o meno fedeli al testo da cui è stata tratta, crea naturalmente grandi aspettative. Così come mette nella condizione di paragonarla a quante l’hanno preceduta. Partiamo da un aspetto: il bellissimo romanzo epistolare di Bram Stoker è stato solo in rarissime occasioni ripreso in modo fedele, dato che, probabilmente per esigenze di messa in scena è sempre stato più semplice mantenerne solo una parte essenziale con enormi differenze. Ma si sa, cinema e letteratura raramente hanno trovato una “sintesi” comune. Le esigenze dello schermo hanno per lo più mantenuto un esile schema della vicenda a cui si ispirano, peraltro spesso con eccezionali risultati (pensiamo solo ad un altro capolavoro degli anni ’30, il Frankenstein di Whale). Inoltre la vicenda di Dracula si annovera tra quelle che hanno ispirato film horror cult da quello con Bela Lugosi a Christopher Lee, passando per i crossover della Universal in cui sembrava che più mostri ci fossero nella stessa vicenda, più vi era possibilità di sbancare i botteghini, arrivando anche alle parodie, anche nostrane come Fracchia contro Dracula, o l’insipido Dracula morto e contento di Mel Brooks. Chiaramente i modelli di riferimenti, già dal titolo, sono il capostipite di tutti i film sui vampiri ossia Nosferatu il vampiro di Murnau ed il suo remake più diretto ossia Nosferatu, il principe della notte di Herzog.
Tornando al film di Eggers diciamo che il regista non è che avesse chissà quali strumenti per aggiornare una vicenda che, diciamocelo, gli appassionati conoscono già bene come sviluppo: un intermediario immobiliare si avvia tra le desolate montagne dell’europa dell’est, visita un castello ove sappiamo dietro al nome del nobile acquirente si celano i piani di un feroce vampiro, ed ecco che il vampiro brama di abbandonare la sua terra natìa per raggiungere quella dell’intermediario e dunque congiungersi alla giovane sposa di quest’ultimo scatendando le forze del male per giungere al suo obiettivo. Detto questo le modalità di affrontare la vicenda hanno avuto sfumature estremamente differenti tra i vari registi. Nel caso di Eggers la prima cosa che mi ha colpito è l’assenza di ogni eleganza o ogni fascino nella figura del vampiro. Non vi è la finezza di Lugosi, non si trova nemmeno la soffertissima malinconia di Kinski e neanche il temperamento di Oldman. Assistiamo solamente alla manifestazione di una creatura mostruosa che non offre alcuna spiegazione né sulla sua origine né alcuna empatia tragica sul suo status di figura ormai detestata dalla popolazione e condannata all’isolamento nella sua stessa terra. Altrettanto la figura di Hutter (alias Harker nel romanzo di Stoker) appare estremamente più insulso e vittima degli eventi rispetto al personaggio, certo terrorizzato, ma che manifesta una maggior consapevolezza del pericolo che lo sta circondando, tanto da provare più volte a chiedere aiuto o a fuggire. Anche la stessa modalità di “plagio” da parte del vampiro in questa versione appare fin troppo virulenta rispetto alla stupefacente capacità di persuasione e poi conduzione alla sostanziale schiavitù descritta da Stoker e poi tradotta sullo schermo da registi precedenti. Appare anche difficile da interpretare la prima sequenza che sembra già legare la protagonista quale “predestinata” ad essere colta dal vampiro con cui ha consumato già un amplesso in tenera età mentre era in cerca di un disperato aiuto alla sua condizione di depressione. Così come mi sono apparse imperdonabili le incursioni di possessione che sembrano una copia di film sugli esorcismi con tanto di voce del vampiro attraverso la bocca della protagonista. Che dire poi di qualche prevedibile jumpscare proprio in linea con i gusti dei tempi? Erano così necessarie le sequenze a base di schizzi e rigurgiti di sangue qua e là?
Detto questo, rimane una pellicola finemente girata: la fotografia con colori quasi desaturati è impeccabile, apprezzabile soprattutto nella prima parte con l’ambientazione tra i paesaggi naturali della Transilvania, altrettanto ben realizzati gli effetti speciali con un protagonista mai stato così fisicamente mostruoso e ripugnante. In questo bisogna dare merito all’attenzione con cui è stata ricostruita, in questo caso fedelmente, la fisicità di un essere che appunto già nel libro di Stoker viene definito ripugnante, dall’alito fetido e che qui vediamo quasi in decomposizione. Tuttavia appare abbastanza difficile emozionarsi davanti a questa pellicola, nessun personaggio riesce a trasmettere, nonostante le buone prove attoriali, un sentimento di vera tragedia, così come mi è persino apparso un po’ sprecato il grande Dafoe nel ruolo del prof. Von Franz (alias Van Helsing) di cui rimangono ben poche tracce dello spirito volitivo e sicuro di sé nel definire la lotta contro il vampiro.
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