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Nosferatu

Regia di Robert Eggers vedi scheda film

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La recensione su Nosferatu

di steno79
6 stelle

"Nosferatu" di Robert Eggers non vuole essere un semplice remake come tanti altri, ma non vuole neppure essere una copia sbiadita del remake in qualche modo "perfetto" che fu realizzato nel 1979 da Werner Herzog come omaggio al capolavoro di Murnau; vuole insomma essere un film in qualche modo autonomo, dotato di una propria cifra stilistica, ripensando la vicenda vampiresca elaborata da Murnau sulla base del romanzo di Stoker per un pubblico odierno, che magari il film muto neanche lo ha mai sentito nominare.

Eggers è uno dei profeti dell'horror contemporaneo, di cui qualche anno fa vidi "The Lightouse", che era una pellicola che lasciava intravvedere una forte personalità d'autore; "Nosferatu" si direbbe invece un cedimento alle logiche del commercio, perché non si riesce a trovare una motivazione abbastanza forte per cui questo film sia stato realizzato. Intendiamoci: Eggers non è regista che si possa stroncare alla leggera, la sua rilettura del Nosferatu è colma di motivi di interesse, principalmente di ordine figurativo, nella parte iniziale indovina le atmosfere riuscendo ad aggiornare con efficacia Murnau, spesso rimanda anche alla pagina di Bram Stoker confrontandosi inevitabilmente con tutta la serie di horror della Hammer e con il Dracula di Coppola. Tuttavia, dopo una buona prima parte (più o meno fino all'incontro di Hutter e Orlok al castello), Eggers sceglie la strada dell'eccesso, forse per distinguersi dal rigore della rilettura herzoghiana, puntando a toni fin troppo esagitati, parossistici, che evidentemente per lui erano necessari per raggiungere il pubblico più giovane.

Ellen, la moglie del giovane Hutter, diviene qui una vittima consapevole, quasi consenziente del mostro, avendo stretto con lui un ambiguo patto da cui deriva tutto il male che ne consegue. Tuttavia, questa simbiosi col vampiro è risolta in maniera esteriore, meccanica, fra l'altro abusando di scene in stile Esorcista, con la giovane Lily Rose Depp che perde nettamente nel confronto con Isabelle Adjani, non riuscendo a replicare la suggestione morbosa delle sue scene con Kinski. Nel cast è da segnalare l'ottima prestazione di Nicholas Hoult come Hutter, ma per il resto molti attori sono spinti a recitare sopra le righe, dalla coppia Emma Corrin/Aaron Taylor Johnson, fino ad un Willem Dafoe che sembra chiedersi il senso dell'operazione virando su un facile grottesco, con una menzione positiva per Simon McBurney come Knock e un Bill Skarsgard che, per quanto distante dall'iconografia di Nosferatu dei primi due film e troppo spesso tenuto a distanza dalla macchina da presa, riesce a reinventare un mostro sanguinario più vicino al Vlad di Coppola, che se non altro forse giustifica il fascino sessuale provato dalla giovane mogliettina.

Se da un lato Eggers può avere avuto ragione nel distaccarsi da alcuni elementi, come ad esempio le scene sulla nave o la pestilenza a cui viene dato minore spazio, ha comunque scelto un approccio complessivo meno convincente, con richiami "femministi" che in questo caso aggiungono poco, disperdendo fin troppo la forza emotiva dei momenti più iconici, con un finale dove si rinnova il sacrificio della donna innocente all'insegna di una presunta fusione tra vittima e carnefice e un inutile intervento del professor Von Franz per trattenere Hutter dall'intervento salvifico verso Ellen. Nel complesso mi ritrovo fra gli spettatori piuttosto insoddisfatti ma il film sta riscuotendo un gran successo, non è certamente come potevo aspettarlo, risulta spiazzante e disturbante, in certi momenti però suscita anche un imprevista reazione di ilarità e per un horror di questo tipo non è un buon segnale.

Voto 6/10

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