Regia di David Leitch vedi scheda film
AL CINEMA
Vita dura quella degli stuntman, e non solo per i rischi che corrono quotidianamente, ma anche a causa del l'indole capricciosa e viziata dei divi che sono chiamati a sostituire nelle scene movimentate e pericolose.
Colt Seavers (l'ex Ken di Barbie, Ryan Gosling) è da anni la controfigura ufficiale del divo Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson).
Tuttavia un incidente a seguito di una scena particolarmente movimentata lo induce a ritirarsi, e per questo rompe anche la relazione con la dinamica direttrice di macchina Jody Moreno (Emily Blunt).
Dopo circa un anno e mezzo, una scaltra produttrice ricontatta Seavers per informarlo che Jody sta per esordire come regista di un sontuoso blockbuster di fantascienza intitolato Metalstorm, e che la donna sarebbe lieta di ritrovarlo per riprendere a fare lo stunt di Ryder, ingaggiato come protagonista.
Ma la star è sparita, e Seavers si trova immischiato nelle sue ricerche, oltre che maltrattato dalla sua ex che si rifiuta di riaverlo nello staff.
Intanto nella stanza del divo viene ritrovato un cadavere, ed i sospetti si concentrano su Seavers, anziché sul divo scomparso.
Una trappola ordita per cercare di scagionate la star, sacrificando il suo stunt e evitando di compromettere le sorti del blockbuster nascente.
Ma Seavers, con la ritrovata Moreno, sapranno reagire e comprendere di essere vittime di un sopruso che potrebbe compromettere decina penale e carriera.
L'ex stuntman ed ora regista di fragorosi successi commerciali David Leitch (John Wick, Atomica bionda, Deadpool 2 e Bullet train), conosce bene lo stato dell'arte del mestiere di controfigura, e traspone liberamente il plot del celebre serial Professione pericolo con Lee Majors, che appare anche in un cameo simpatico, (ma nulla a che vedere col notevole film omonimo di Richard Rush con Peter O'Toole del 1980), dando vita ad un polpettone almeno a tratti gradevole e simpatico che scova una coppia assortita e spiritosa di belli e simpatici come appaiono Gosling e Blunt, corsi e dinamici quasi come Kathleen Turner e Michael Douglas dei bei tempi di "All'inseguimento della pietra verde" del grande Robert Zemeckis (1984).
Il "quasi" prudenziale però è doveroso, perché non tutto funziona o appare interessante, a causa soprattutto di qualche lungaggine di troppo.
Ma il film rutilante possiede, nel suo complesso, un riuscito sensé of humor caustico che funziona, e riprende ogni cliché commerciale senza risultare eccessivamente fastidioso, rinvigorito da una buona ironia di fondo.
Le scene action, scientemente esagerate, sono girate bene da un regista noto per sapersi districare molto disinvoltamente con l'azione.
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