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The Fall Guy

Regia di David Leitch vedi scheda film

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La recensione su The Fall Guy

di supadany
7 stelle

Fate largo alle seconde linee. A chi sputa sangue per far fare bella figura agli altri, chi rimane nell’ombra leccandosi le ferite mentre altri alzano le braccia la cielo per godersi il successo, chi – nonostante tutto – svolge – sempre e comunque sia - il suo dovere con un’indistruttibile passione sfidando il pericolo.

Riportando la questione al cinema, gli stuntman non sono mai valorizzati quanto realmente meriterebbero. Sebbene l’evoluzione della tecnologia possa limitarne le mansioni, uno stunt effettuato dal vivo ha sempre un sapore diverso/aggiuntivo, forte di quel fattore umano che un computer non può replicare.

Considerando i suoi trascorsi, nessuno meglio di David Leitch (Deadpool 2, Fast & Furious – Hobbs & Shaw) poteva rendere il giusto merito a questa categoria di folli & sognatori. Peraltro, The fall guy è un concentrato di cinema al 100% con un perimetro abbastanza ampio e un’imbottitura abbondante, che non manca di lanciare più di una frecciata a un sistema – quello della fabbrica dei sogni hollywoodiana - opaco e rapace, che non si fa certo problemi a sacrificare i pesci più piccoli del suo acquario quando la situazione marca male.

In seguito a un brutto incidente sul set, Colt Seavers (Ryan GoslingLa La Land, Drive) cambia vita, lasciando il lavoro da stuntman e anche la sua compagna, Jody Moreno (Emily BluntEdge of Tomorrow, A quiet place).

Quando la scafata produttrice Gail Meyer (Hannah WaddinghamTed Lasso, Sex education) lo implora di tornare sul set, Colt accetta, anche perché si tratta del primo film da regista di Jody.

Tra i due non può tirare fin da subito una bella aria ma i veri problemi per Colt arrivano quando scopre che Tom Ryder (Aaron Taylor-JohnsonBullet train, Kick-ass), la star del film che da sempre sostituisce nelle scene più pericolose, è scomparso nel nulla e che Gail vuole sia lui a ritrovarlo.

Con l’aiuto del fidato compagno di set Dan (Winston DukeNoi, Black panther), Colt scoprirà che la situazione è assai più complicata di quanto comunicatogli e che corre il grave rischio di finire incastrato in una vicenda più grande di lui, che potrebbe costargli la pelle.

 

Ryan Gosling

The Fall Guy (2024): Ryan Gosling

 

Con The fall guy, David Leitch conferma di avere una marcia in più quando si parla di cinema commerciale ad alto tasso di energia cinetica e soprattutto di sapersi assumere dei rischi, senza ripetersi o adagiarsi su strategie che lasciano poco spazio all’immaginazione.

Così, dopo aver contribuito alla nascita del fenomeno John Wick ed essersi destreggiato abilmente in diverse sfumature cinematografiche (ad esempio, lo spionaggio in Atomica bionda), gioca in casa, nel suo cerchio magico di origine, aggiungendovi altri vettori, in taluni casi coprotagonisti, che fungono da supporto reciproco e confacente.  

Nello specifico, The fall guy è indubbiamente una pellicola d’azione ma inzuppata in una saporita salsa rosa, con tocchi di comicità nerd, funzionale al caso (le citazioni cinefile sono presenti in quantità industriale, estremamente comprensibili e divertenti), e anche tranci di giallo.

Da un lato, l’azione vanta una fluidità ammirabile e, dopo una partenza un po’ macchinosa, avanza a botta sicura imbroccando almeno tre sequenze articolate e galvanizzanti, dall’altro le venature sentimentali godono di un duetto al bacio, tra scaramucce e sguardi fulminanti, con dialoghi vivaci e filanti all’insegna del batti & ribatti.

Al di là di un’orchestrazione complessiva che tiene il tempo anche quando cammina sui carboni ardenti, con la sceneggiatura di Drew Pearce (Iron man 3Mission: Impossible – Rogue nation) che guarda all’insieme e di certo non al pelo nell’uovo (gli spifferi non mancano), senza dimenticare l’apporto di contorno fornito da un’esagitata Hannah Waddingham e dal simpatico Winston Duke, Ryan Gosling ed Emily Blunt risultano fondamentali per la buona riuscita dell’operazione, in virtù di un’intesa sostanzialmente perfetta, fatta di fascino ma anche di tanta autoironia, di fosforo e di un’attrazione/alchimia naturale.

 

Emily Blunt

The Fall Guy (2024): Emily Blunt

 

Complessivamente, The fall guy è un film formato luna park non privo di imperfezioni, tuttavia ha una messa a punto trascinante e consapevole, nel quale il buon sangue non mente e la buona volontà appare evidente. Con un budget di 125 milioni di dollari sfruttato a dovere, ha il coraggio di reggersi sulle sue gambe ed è coerente fino in fondo con il suo principio filosofico, cercando – in buona parte, riuscendovi - di acciuffare due piccioni con una fava, rinforzato dal montaggio dinamico e coordinato di Elisabet Ronaldsdottir (Contraband, Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli) e della fotografia lubrificata a puntino di Jonathan Sela (Giustizia privata, Atomica bionda).

Tra seconde occasioni e odiosi vizi/vezzi dello star system, sportellate e tormentoni, pacche sulle spalle e tiri mancini, pollici in su e giochi di prestigio, divi intoccabili/insopportabili e retroguardie usa & getta, ritorni di fiamma e una palla che viene sempre buttata in avanti con innata/resistente caparbietà, con colpi di reni che valgono il prezzo del biglietto e un paio di contributi brevi – di Teresa Palmer e Jason Momoa – decisamente speziati.

Tonico e professionale, sgrammaticato ed effervescente.

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