Regia di Woody Allen vedi scheda film
Cinquantesima pellicola per il più europeo dei registi d'oltreoceano, che mai ha nascosto la propria passione per il cinema del vecchio continente. Seppur travolto dallo scandalo sessuale che ne ha minato le fondamenta personali ed economiche, Allen non ha minimamente perso lo smalto dei giorni migliori e anzi riuscendo a rilanciare girando per la prima volta in lingua francese. Calcando la mano su una serie di temi a lui da sempre molto cari, in particolar modo da quando ha deciso di abbandonare la recitazione per auto relegarsi dietro la macchina da presa: ovvero il fato e la casualità unite ai sentimenti delle persone. Tutto questo per esplorare il senso delle Sliding Doors nel quale può rimanere coinvolto chiunque.
La Parigi autunnale nelle mani del regista e attraverso la fotografia firmata dall'italianissimo premio Oscar Vittorio Storaro, assume le sembianze della Londra nella quale si muovevano Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson in Match Point (id.; 2005). Ovvero una metropoli che faceva da contorno a un thriller dalle sfumature personali, esplorate attraverso legami affettivi di ogni genere. Ma se in Match Point Chris Wilton (Rhys Meyers) era un approfittatore che scientemente cercava fortuna, dopo aver abbandonato la carriera di tennista professionista. In questa nuova opera di Allen, che potrebbe non essere l'ultima, è proprio il caso che la fa da padrone: Prima con un incontro fortuito, e poi con Alain (Niels Schneider) e Fanny (Lou de Laâge), lui divorziato e lei felicemente sposata, che meditano di cambiare le loro esistenze, non prima di aver fatto lunghe riflessioni che li porteranno a paragonare la vita attuale con quella che potrebbe diventare, grazie a una nuova unione.
Il film è impreziosito sia dalla prova dei due protagonisti, ma in particolar modo da quella di Melvil Poupaud nel ruolo di Jean, il pragmatico marito di Fanny, ovvero il solo che desidera mantenere la propria esistenza su binari da lui predeterminati e quindi non accettando la causalità e la (s)fortuna come delle possibilità. Pellicola che risulta alla fine molto godibile perché in perenne bilico fra il thriller e la commedia in stile anni '60 e che per questo si discosta da Match Point perché con un'ambientazione molto meno lugubre rispetto al film del 2005.
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