Regia di Woody Allen vedi scheda film
Il filone thriller noir torna ancora, dopo l’elementare Match Point, a stuzzicare l’estro di Woody Allen, e ci propina un’altra polpettina scialba e sciocchina nella sua amata Parigi. Pare sia il suo ultimo film.. ma il magico Woody, nonostante molteplici delusioni, dispone ancora di un credito infinito, e noi siamo ancora in prima fila, sperando in un lampo, un bagliore, una redenzione.. ma ci tocca il giallo da telefilm, le soluzioni più improbabili, personaggi impalpabili, stereotipati, monodimensionali, disegnati con l’accetta: la giovane moglie esibita ai party ma visibilmente annoiata, il marito visibilmente losco affarista, lo scrittore visibilmente bohemien e squattrinato e l’incontro casuale - guarda un po’ - con lei, sua vecchia fiamma all’università, che suscita nuovi entusiasmi.
Ma il ricco consorte insospettito innescherà tremende vendette seminando vento e raccogliendo tempeste, secondo una vecchia dinamica che demanda sempre tutto al caso, per quanto si pianifichi e si progetti.
Peccato il piano si avvalga di un detective più imbranato dell’ispettore Clouseau e di cattivoni rumeni ancora più improbabili, nonché altre “combinazioni” tutte miracolosamente ad incastro per sfavorire l’uomo che, a sua detta, “la fortuna la provoca”..
Pochissimo pathos, la giovane Fanny che mal esibisce l’inquietudine, la Parigi dei foliage e dei lungo Senna, i parchi, le case signorili con Storaro e la sua fotografia a smorzarne i toni, come se non bastasse già Woody a disinnescare tensione fino ad arrivare al fatidico e bizzarro coup de chance finale sorretto, almeno, dalla reiterata Cantaloupe Island di Nat Adderley, accattivante colonna jazz..
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