Regia di Woody Allen vedi scheda film
A Parigi, Alain (Schneider) - scrittore spiantato - incontra per caso Fanny (de Laâge), una sua ex compagna di scuola di cui è stato a lungo segretamente innamorato. Ora la ragazza è sposata con un ricchissimo uomo d'affari (Poupaud ) che ha fatto la propria fortuna in modo a dir poco sospetto e che la tratta come una moglie-trofeo. Tra Alain e Fanny scatta la passione, ma il marito di quest'ultima se ne accorge e fa sparire il rivale. La sola a sospettare di quella che Fanny prende per una mancanza di coraggio - al dunque, l'amante secondo lei sarebbe tornato in America - è la madre della ragazza (Zylberstein).
Salutato dalla critica come un capolavoro, inopinatamente accostato a opere precedenti come Crimini e misfatti e Match Point, il film opus 50 dell'ultraottuagenario Woody Allen sembra scritto con il piede sinistro. La trama rivela una sola (mezza) sorpresa, i personaggi sono tutti indistintamente monodimensionali e la dialettica tra fortuna e determinazione del singolo è risolta senza alcuna sfumatura, cristallizzata in un plot che patisce uno schematismo disarmante. Se proprio si deve andare in cerca di pregi, meglio guardare alla fotografia dai toni pastello di Vittorio Storaro (una garanzia), che riprende Parigi in uno sfolgorante arcobaleno cromatico. O tenere d'occhio l'orologio, che fa arrivare i titoli di coda - sulle immancabili note jazz che accompagnano l'intero film - dopo appena un'ora e mezza: in questi tempi di lungometraggi smisurati è una virtù non da poco.
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