Regia di Woody Allen vedi scheda film
Cinquantesimo film di Woody Allen, un traguardo da superare
Anche Woody, come Ken Loach, dice che questo è il suo ultimo film.
Noi non ci crediamo, lo smalto dei due grandi vecchi è intatto, ogni “ultimo” film brilla come un croco in mezzo a un polveroso prato, e salvo imprevedibili congiunzioni astrali, li avremo ancora fra noi.
Per Woody c’è però un’aggravante. Questo film è una produzione interamente inglese, negli States non trova finanziatori, sembra impossibile ma conoscendo la dose di bigotto fanatismo di quei posti non facciamo fatica a crederci.
Del resto anche Polanski lavora da fuoruscito da un pezzo, ahimè.
Le sue ragioni Woody le ha descritte da par suo qualche anno fa nell’ autobiografia, Il resto di niente, chi vuole sa dove andarle a leggere e chi lo farà si aspetti di tutto, soprattutto il finale a pg 398:
… E davvero non sono interessato a lasciare qualcosa dopo di me? Mi sono già espresso in merito, e la metterò in questo modo: di vivere nel cuore e nella mente del pubblico non mi importa niente, preferisco vivere a casa mia.
Casa mia, subito dopo Manhattan, ormai è l’Europa, Parigi in particolare dove si svolge Coup de change, un thriller romantico. Già questa definizione che sfiora l’ossimoro lo colloca d’imperio nella cerchia dei film che, per 49 volte, questo è il cinquantesimo, hanno detto in lungo e in largo come lui vede le cose.
Cioè: la situazione che da un momento all’altro precipita o semplicemente si ribalta mostrando l’altra faccia della Luna; il caso che regna sovrano nelle storie del mondo, ora cinico e baro ora zuzzerellone; idem per la fortuna, variante creduta positiva del caso, in realtà solo una variante linguistica; il passaggio dal clima di leggera spensieratezza della prima parte dei suoi film ad una svolta nella seconda che diremmo drammatica se non si trattasse di Woody Allen, il re dell’ironia dissacratoria, che nei finali riesce a sfiorare perfino il comico; la rappresentazione di una classe borghese su cui Woody si diverte con gusto ad infierire non risparmiandoci nulla del birignao che l’affligge, dell’ ipocrisia che la devasta, del perbenismo che la delizia, fino al cedimento sul versante delinquenziale pur di ottenere ciò che vuole. E tutto coniugato con l’amore, che sempre c’è e sempre sta al centro di un balletto in cui vita e morte si alternano e fanno il loro gioco.
Una coppia di giovani, belli e innamorati in una Parigi autunnale fotografata da Storaro, commentata dal jazz di Nat Adderley, Herbie Hancock e Milt Jackson, fatto di armonie romantiche miste a toni funk, sono il versante positivo di un quadro che ha sullo sfondo nuvole grigie minacciose. I due ragazzi amano la poesia, lui è scrittore, lei lavora in una casa d’aste, lui è libero e l’amava fin dal Liceo, il caso li ha fatti incontrare di nuovo, ma lei è sposata con un mastino dell’alta finanza, si è adagiata su quella vita lussuosa, ma l’amore arriva per caso e travolge il quieto vivere.
Dentro quelle nuvole c’è il colore dei soldi, la minaccia del potere, la totale mancanza di scrupoli, la facile via d’uscita offerta dall’omicidio commissionato dietro ricca ricompensa a qualche brutto ceffo.
C’è il bello e il brutto delle cose del mondo in un mélange perfetto di colori messi su tela con brevi schizzi “alla Picasso”, nervosi, essenziali, terribilmente coerenti nella loro contraddittorietà. Il colpo di scena finale offre una magra consolazione, il caso non è la fortuna che, dice il ricco marito, è quello che decido io di fare.
Peccato per lui, anche questo non è del tutto vero, nasciamo, viviamo e moriamo credendo di essere arbitri del nostro destino, questo lo credeva Terenzio buon’anima, oggi capita che qualcuno sbagli il tiro…ahimè!
Tra Match Point, capolavoro di cui Coup de chance non ha la minuziosa e abbastanza cupa descensio ad Inferos del protagonista che il Caso, celebrando i suoi Fasti migliori, fa però cadere come la pallina da tennis dalla parte giusta della rete, e l’ inimitabile, frizzante leggerezza venata di malinconia di Un giorno di pioggia a New York, Coup de chance ci regala ancora una volta un sogno, dove tutto accade sembrando molto reale, perché la vita reale – dice Woody strizzando l’occhio – è per chi non sa fare di meglio…
www.paoladigiuseppe.it
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta