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Fly Me to the Moon - Le due facce della Luna

Regia di Greg Berlanti vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Fly Me to the Moon - Le due facce della Luna

di Souther78
4 stelle

Ennesimo esempio di gatekeeping: come ti svio la verità, alterandola, fingendo di metterla in discussione (già alterata), e poi ridicolizzandola. Al di là di tutto, comunque, opera alquanto priva di spessore e affetta da momenti di stanca e ripetizioni. Nulla sembra decollare. In tutti i sensi.

Partiamo dal presupposto che sarebbe sufficiente recarsi qui per sciogliere qualsiasi dubbio circa la controversa questione lunare: https://luogocomune.net/americanmoon

 

Questo film è un perfetto esempio di gatekeeping disinvolto: prendi una teoria scomoda (per i deficitari cerebrali "complottista"), la aggiusti a tuo piacimento (perchè esporla e affrontarla per quella che è davvero sarebbe ovviamente controproducente), poi la smonti ad arte.

 

Cosa vuole dirci quest'opera? Per esempio, che qualche mela marcia nella CIA fa sempre brutte cose, ma c'è chi pone rimedio..... oppure che sì, vabbe', sto falso allunaggio è stato girato, ma per scrupolo/paura/paranoia... mica per fingere una cosa impossibile tecnicamente da realizzare perfino oggi... e così via.

 

Ma prima di discutere il contenuto dell'opera, occorrerebbe discutere la cornice del cinema hollywoodiano, attentamente analizzata e descritta in varie opere saggistiche. In breve, si parla di uno strumento di propaganda di regime (non necessariamente del "governo" apparente), controllato e sfruttato ad arte per alimentare la mitologia di idiozie che vengono date in pasto al popolino per ammansirlo mentre lo si inchiappetta allegramente. Che poi il giochino è sempre lo stesso: dico non dico, predico, mistifico... L'importante è soltanto non rivelare le verità vere. Perfino il cosiddetto "cinema di denuncia" bisognerebbe chiedersi quanto lo sia davvero. Pensiamo, ad esempio, all'ormai classico JFK, di Stone, che dice tante cose vere e intelligenti, ma ne tace di fondamentali. A partire dal fatto che il tale Warren a capo della Commissione Warren (la commissione di inchiesta preposta a investigare la morte di Kennedy) fosse massone di 33° grado (lo ammette perfino la ultra-filo-governativa wikipedia). 

 

Fatte quindi le debite premesse, il film è proprio come la storia vera: non arriva a destinazione. Anzi, a dirla tutta, non decolla proprio. Fin dalle primissime battute si percepisce l'autoreferenzialità della protagonista/produttrice, che si costruisce un personaggio inverosimile, fuori contesto storico, e parecchio macchiettistico. Channing Tatum, dal canto suo, ha il noto repertorio di espressioni (limitate) che si porta dietro in ogni film, e di lì non lo schioda nessuno. L'unico meritevole è il solito Woody Harrelson, qui purtroppo ridotto a poco più che una macchietta.

 

Lo stile registico si fa apprezzare, così come un montaggio fluido, con alcuni virtuosismi, e sicuramente vivace.

I principali punti deboli sembrano affiorare nei dialoghi e nello script, che determinano improvvisi cali di tono (e di interesse), finendo per annoiare e far assomigliare alcune situazioni a dei cul de sac narrativi. In particolare, la parte "romantica" della narrazione non convince affatto: tra retorica, ripetitività, inverosimiglianza, ostentazioni di buoni sentimenti e relativo buonismo, il tutto perde rapidamente di interesse, e si risolve in una specie di distrazione dalla trama principale (o era il contrario?).

 

In conclusione, perfino messa (difficilmente) da parte la componente ideologica, resta un'opera di scarso spessore, con pochi motivi di interesse e perfino troppo lunga rispetto ai contenuti.

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