Regia di Greg Berlanti vedi scheda film
C'è una verità vera alla quale non crede nessuno e una verità falsa alla quale credono tutti.
Solitamente le commedie sono quelle che meno recupero al cinema. Poi ovvio, se hanno una particolarità nel contenuto o nella forma abbastanza accattivante allora mi ci fiondo. E con FLY ME TO THE MOON - LE DUE FACCE DELLA LUNA l’ho trovata in ambedue le parti, forse più nel contenuto.
A fine anni ’60 la NASA si appresta con i preparativi dell’Apollo 11 per l’allunaggio. Avendo a livello mediatico poca importanza viene incaricata la pubblicitaria Kelly Jones, così da rendere l’evento avvincente e coinvolgente tra sponsor, prodotti, locandine e “interviste”. Nel frattempo che Kelly intratterrà un approccio di fiducia e flirtante verso il capo della missione Cole Davis, lei stessa verrà coinvolta da un agente governativo di girare un finto allunaggio come piano B per motivi politici e propagandistici contro i russi.
Una commedia carina, simpatica, ben interpretata con una bella e convincente Scarlett Johansson, un metodico Channing Tatum e un quasi macchiettistico Woody Harrelson. Tre personaggi che anche da soli mostrano due sfaccettature (oltre la luna). Kelly che non ha palesato del tutto la sua identità e le sue intenzioni mostrandosi però vera e genuina nelle sue azioni, Cole che è ligio al dovere e un po’ schivo nelle trovate lavorative di Kelly, ma che si è fatto una corazza emotiva a causa di una responsabilità presa in passato e l’agente Moe Berkus che vuole la grandezza e l’egemonia degli Stati Uniti, ma per farlo arriverà a creare uno dei più grandi inganni della storia. E forse è questa la forza del film, mettere in parallelo una costruzione di un fatto storico vero fino a farlo quasi intrecciare con un altro (inventato), ma falso. Quasi da non distinguerne le differenze. Una costruzione con elementi narrativi piccoli come dei personaggi secondari quali un paio di ingegneri, una troupe cinematografica, una telecamera particolare e persino un gatto nero che lungo tutto il film arriveranno ad un punto alto molto intenso e interessante.
Per non parlare della componente politica che attraverso gli escamotage di marketing e persuasione vanno a braccetto sulle decisioni finanziarie per la NASA.
La regia è buona, la ricostruzione storica pure, le musiche ci stanno, l’ironia è nel posto giusto e le caratterizzazioni sono più che accettabili.
Certo che per un film del genere e per quello che racconta era meglio sforbiciare alcune sottotrame fino ai soliti venti minuti in meno. Un po’ per la lunghezza e un po’ per delle retoriche superflue. In più si avverte che il progetto “finto allunaggio” era meglio metterlo prima senza arrancarsi col resto.
Ovvio, non è né un capolavoro né un grande film, ma si lascia vedere molto volentieri. Specie per chi volesse sentirsi stuzzicare la voglia di perculare un po’ i complottisti del finto allunaggio…
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