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Horizon: An American Saga - Capitolo 1

Regia di Kevin Costner, Robert Legato vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Horizon: An American Saga - Capitolo 1

di axe
7 stelle

1859, un West ancora selvaggio. Alcuni Apaches rivolgono uno sguardo interrogativo e corrucciato ad alcuni coloni intenti al tracciamento di confini, in un'ampia radura nella San Pedro Valley, vicino al confine con il Messico. Non comprendono le azioni dei nuovi arrivati, non sembrano fiduciosi verso il futuro. Ed a ragione; alcuni anni dopo, i due popoli sono in aperto conflitto. Tra i pellerossa c'è chi cerca la guerra e chi preferisce una remissiva pace, tutti con la consapevolezza che la diffusione dell'uomo bianco è inarrestabile; tra questi ultimi, avventurieri, minatori, coloni, soldati, sfidano ogni giorno una natura ostile, le difficoltà di un duro lavoro, agguerriti avversari umani, pur di conquistare il proprio spazio in una terra ancor vergine, pregna di ricchezze e di incognite. Kevin Costner dirige ed interpreta un film corale, descrivendo, tramite le storie di alcuni personaggi, i tipi umani protagonisti, in positivo o negativo, della conquista del West, nella seconda metà del XIX Secolo. L'opera del regista ed attore statunitense è divisa in due capitoli. In questo primo appaiono i fieri Apaches, le cui tribù furono tra le più tenaci oppositrici alla colonizzazione dei territori ad opera di uomini che spesso non avevano la capacità di comprenderne cultura ed istanze. Appiono i coloni, i quali, latori di istanze opposte, con caparbia determinazione fanno proprie terre selvagge, adattandole con fatica alle loro necessità, spesso a costo della vita. Tra loro, Frances e Diamond Kittredge, superstiti di un sanguinoso assalto condotto da pellerossa contro il loro, appena fondato, villaggio; le due, madre e figlia, sono salvate da soldati, con i quali legano, in quanto essi sono destinati a protezione di un nuovo insediamento. Combattenti e coloni, anziani e giovani, truppa ed ufficiali, questi uomini offrono forza lavoro e sicurezza in un contesto nel quale l'organizzazione sociale non è ben definita; si fa ciò che è necessario, in un clima di solidarietà e fiducia verso il futuro, nonostante le frequenti sventure, l'ultima delle quali è la Guerra di Secessione. Più a nord, nel Montana, giunge in una boom-town, villaggio di minatori destinato a spopolarsi con l'esaurimento dei filoni, ma fino a quel momento ricco di pericolose tentazioni, il mercante Hayes Ellison, uomo d'esperienza e di poche parole. Schieratosi a difesa della prostituta Marigold, uccide un giovane membro della famiglia Skies, un clan di uomini di frontiera, violenti e prepotenti, sia gli uomini, sia le donne. E' costretto alla fuga insieme alla giovane, la quale, a sua volta, reca con sè un bambino figlio di un'amica. Sulle sue tracce, attraverso una landa punteggiata di città sorte dal nulla, ove anche una tenda riscaldata è casa, implacabili, gli Skies. Marigold, va sempre più lontano. Torniamo a sud; Matthew Van Weyden è la guida di una carovana all'interno delle quale viaggiano coloni, allevatori, ed una coppia di intellettuali. Tutti sono diretti verso la San Pedro Valley; ma tra essi si sviluppano tensioni che Matthew controlla a stento. Troppo grande è la distanza sociale che divide gli intellettuali dai compagni di viaggio. Kevin Costner può contare su un buon cast; egli è interprete di Hayes Ellison. Sienna Miller è Frances, madre, colona e donna; Abbey Lee interpreta la prostituta ed avventuriera Marigold. Luke Wilson, il personaggio, a tratti incerto, di Matthew. Impossibile citare tutti gli attori; ognuno interpreta un personaggio, a volte stereotipato, a volte meno, il quale ha un ruolo, grande o piccolo, nella costruzione della società statunitense. La messa in scena di quest'opera esprime maestosità; la varietà di ambientazioni, di genti, di mestieri che appaiono nelle oltre tre ore di film; l'indugiare dell'obiettivo su valli erbose, foreste, montagne innevate, deserti, solcate da uomini in dura competizione con la natura o tra loro, celebra lo spirito della "nazione" americana, prima ancora di essere "stato". Le scelte del regista danno contezza di una buona conoscenza di molto cinema del passato; gli schemi del western classico "positivista" sono riproposti mediante suoi luoghi comuni, in primis la caratterizzazione dei personaggi, non solo i già citati protagonisti, ma anche i comprimari. Viene, a tal proposito, in mente un anziano sergente, uomo d'esperienza buon conoscitore delle asperità della vita e nonostante ciò mai privo di speranze. Tale impostazione è comunque aggiornata al "sentire moderno". La conflittualità tra pellerossa e nuovi arrivati non è nascosta; nessuno dei due è, tuttavia, tratteggiato con connotati di negatività connessi all'etnia tout-court. In entrambe gli insiemi sono presenti elementi positivi e negativi (in particolare, tra i "bianchi", i feroci cacciatori di scalpi). I ritmi sono molto lenti e l'azione è rarefatta; ciò consente di apprezzare musiche, panorami, descrizioni visive delle attività umane, dialoghi. Difficile poter dare un giudizio definitivo senza conoscere la seconda parte del racconto. Questo primo episodio, comunque, non delude e lascia ben sperare. Kevin Costner è in grado di riportare in scena l'epopea western che celebra la nascita e la tempra della società statunitense, ripronendone e lasciando (volutamente, immagino) intatti i topoi. Può annoiare, può non piacere; ma il valore del lavoro fatto è innegabile.

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