Regia di Kevin Costner, Robert Legato vedi scheda film
AL CINEMA - FESTIVAL DI CANNES 77 - FUORI CONCORSO
La nascita di una nazione, rubata ai legittimi proprietari in nome di una colonizzazione in cui lo spirito divino serve sempre da giustificazione e palliativo alle puntuali atrocità di cui si rende protagonista l'essere umano da quando ha deciso di elevarsi ad essere superiore. Due pionieri con l'aiuto di un bambino tracciano meticolosamente i confini di un terreno che un disonesto venditore ha ceduto loro senza avvisarli del fatto che esso si trovi in zona Apache.
Li troverà un viandante orrendamente trucidati e darà loro pietosa sepoltura. Sulla sponda opposta, una gruppo di migranti europei si stanzia poco dopo, ma una notte la comunità subisce un sanguinoso attacco dei nativi e la maggior parte perisce a colpi di machete o bruciata negli incendi apiccati dalla tribù.
Si salvano, te gli altri, una madre (Sienna Miller) e sua figlia, nascoste nei sotterranei della loro casa, che verranno portate in salvo da uno zelante giovane ufficiale (Sam Worthington).
Intanto un taciturno commerciante di cavalli ed altro (Kevin Costner), arriva in una cittadina e difende una giovane prostituta incontrata per caso sulla sua strada, dopo che una banda di malfattori la sta insidiando dopo aver preso in tranello la sorella.
Altre storie di coloni in marcia verso una terra promessa sempre lontana o piena di insidie, si intersecano a queste due principali vicende, con le loro tragedie e la violenza di chi non ha altra soluzione che aggrapparsi ad un mucchio di terra non sua per tentare di ricominciare una propria vita dignitosa.
Costner racconta bene la violenza e la brutalità che muove un popolo per sopraffarne un altro e si dilunga meravigliosamente in una epopea western che si snoda tra molteplici spunti narrativi. Ripropone, stavolta in modo corale dopo oltre trent'anni da Balla coi lupi, l'elegia della nascita di una nazione tra atrocità e massacri, in un contesto in cui bene e male non caratterizzano univocamente un popolo o una razza, ma le singole fattispecie.
Non manca peraltro una sana retorica tipicamente a stelle e strisce, o sentimentalismo e nostalgia ben confezionata, ma la narrazione è solida e Costner, carismatico ed essenziale anche se sin ingessato in un personaggio bloccato da una fissità quasi austistica, si rivela ingrediente prezioso e salvifico assieme al suo solido cast (colmo di vecchie glorie anni '80).
Horizon è un progetto megalomane concepito in quattro capitoli da tre ore ciascuno (di cui due ancora da girare), che però, in questo suo primo capitolo convince assai, a volte persino commuove, e si fa seguire appassionatamente.
Questo travolgente primo capitolo, presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes 77, è il primo passo di quella che potrebbe divenire la saga western definitiva della storia del cinema.
Grazie a questo primo, robusto, quasi granitico capitolo, si respira di nuovo l'epica e l'enfasi del vecchio West, e del vecchio cinema che si è dedicato a celebrarlo con alcuni dei più grandi autori della storia del cinema.
Un West con i suoi spazi, le sue distese, la solennità che li caratterizzano, ma anche la violenza e l'efferatezza che ha contraddistinto i rapporti tra razze e popoli protesi ognuno alla contesa e/o difesa di quella terra magnifica e solenne che entrambi i contendenti consideravano irrinunciabile.
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