Regia di Aluisio Abranches vedi scheda film
Dopo il nulla contenuto in “Un bicchiere di rabbia”, il brasiliano Aluizio Abranches (e la Teodora) ci riprova con una messa in scena sospesa tra tragedia e western, tra Rocha e Leone, che nel Brasile rurale del nord-est racconta la storia di un odio che si placa solo nel sangue che sgorga dalla legge del taglione. Filomena (omaggio involontario alla Marturano?) Capadocio vede uccidere in modo grandguignolesco il marito e i due figli maschi, per la feroce vendetta di Firmino Santos Guerra, un potente latifondista vedovo innamorato di lei da trent’anni. Il rifiuto di Filomena genera il bagno di sangue del ramo maschile della sua famiglia, ma la vendetta arriverà per mano delle tre figlie femmine inviate per il paese ad assoldare altrettanti killer spietati. Il risultato è un film curioso, involontariamente comico e che cerca disperatamente ispirazione nel grande cinema del passato, ma salvato da un cast che rende credibile ciò che non lo è.
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