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La donna della montagna

Regia di Renato Castellani vedi scheda film

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La recensione su La donna della montagna

di mm40
4 stelle

Il secondo film di Renato Castellani - uscito in realtà per terzo, fra poco vedremo perchè - è un melodrammone di stampo classico per il cinema nostrano di quegli anni, tratto dal romanzo di Salvator Gotta I giganti innamorati. A conferire il marchio di autorevolezza al prodotto, ecco che il ruolo del protagonista viene assegnato all'esperto del genere Amedeo Nazzari; sua partner è Marina Berti, giovanissima e alle prime armi, futura moglie di Claudio Gora e madre di Andrea Giordana; in ruoli minori ci sono anche Maurizio D'Ancora, volto ai tempi piuttosto noto e che presto si ritirerà dal cinema per tornare a dirigere l'atelier di Gucci, e Maria Jacobini, che qui compare per l'ultima volta su pellicola. Si tratta di un lavoro dal potenziale commerciale sicuro, per quanto prevedibile e piatto dal punto di vista artistico; il regista fu costretto a sospendere le riprese dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e il montaggio definitivo venne effettuato sotto supervisione della produzione, ma contro il parere di Castellani. Non che questo ci abbia consegnato un film disastrato: nei suoi limiti, il racconto funziona e ciò che maggiormente importa nella storia - i profili sentimentali dei personaggi, in sostanza - affiora comunque in maniera abbastanza netta; d'altronde però va ricordato che non è esattamente questo il film che Castellani (che è anche sceneggiatore) avrebbe voluto. Come d'obbligo nei melodrammoni di quel tempo, le figure femminili escono piuttosto malconce (sottomesse, un po' impersonali) dalla storia. 5/10.

Sulla trama

Un uomo perde la fidanzata e trova un nuovo amore in un'amica che lo conforta nel momento più difficile. La sposa, ma presto capisce di non avere ancora superato il dolore per la perdita dell'amata; si ritira in montagna, dove la ragazza morì, e la moglie fedelmente lo segue e lo attende...

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