Regia di Catherine Breillat vedi scheda film
Anne, avvocatessa di mezza età, perde la testa per Théo, il figlio di primo letto del marito, un ragazzo bello e sbruffone che ha già avuto problemi con la giustizia. Tra i due inizierà una relazione clandestina che, per sua stessa natura, porterà a non poche complicazioni. La regista Catherine Breillat mette in scena un film (remake di una pellicola danese) che, attraverso una trama apparentemente scontata, e un erotismo depauperato della sua essenza (le scene di sesso tra la donna e il ragazzino sono più che altro simboliche) abbraccia in realtà temi più vasti e dalla matrice non solo riconducibile al sesso. Anne, infatti, sembra più che altro voler sfuggire a una normalità soffocante, di cui il marito, ricco borghese, pare essere l’emblema, rintracciando nella sua nuova relazione degli stimoli ormai sopiti. Stimoli che, da un punto di vista razionale, ella condanna, ma che riescono, però, a fare presa sulla sua natura femminile, più selvaggia e istintiva, che cuoce sotto le ceneri. Proprio nel rappresentare in maniera icastica, e a tutto tondo, questa dualità, questo difficile equilibrio tra principio di realtà e principio di piacere, che il film della Breillat fa presa e, rifuggendo dai luoghi comuni, si fa visione intrigante e non priva di spunti sui quali riflettere.
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