Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Film divertente ed emozionante ma non eccezionale che chiude il periodo in Urss di Otar Iosseliani. Un film che ricorda molto nello stile Jacques Tati, la comicità si basa sull'osservazione con dei picchi di poesia e di tristezza, come nel finale dove abbiamo la separizione tra due mondi che volevano scoprirsi anche solo per per spezzare il monotono vivere quotidiano. Il senso di quest'opera è lo studio del rapporto tra la città e la campagna (o meglio degli uomini che le popolano e delle loro abitudini), le loro differenze e i loro legami, in particolare vediamo che il rapporto di comunicabilità-incomunicabilità è espresso da una scena, a mio parere fondamentale, che racchiude in sè tutto il senso del film cioè, quando una sera uno dei contadini vuole suonare qualcosa dopo aver sentito una registrazione fatta nel pomeriggio e prende il suo strumento musicale (e ci vuole del coraggio a chiamarlo così!) simile, ma molto alla grande, ad un violoncello, una sorta di violoncello montato su alla svelta e che non ha praticamente niente a che vedere con quello che usano i musicisti ospitati. Il bello di questa scena che è, a mio avviso, poetica, comica e drammatica allo stesso tempo, sta nel modo in cui lo strumento viene suonato infatti, per suonarlo non usa l'archetto ma una piccola falce usata ne pomeriggio nei campi per mietere il grano! Oltre a questa scena stupenda ce ne sono anche altre di impronta surreale che già preannunciano quello che Iosseliani farà vedere nei suoi successivi film. Tra le altre scene importanti voglio ricordare quella in cui i contadini che stanno andando a lavorare vedono passare un treno con al suo interno dei borghesi di città che stanno andando chissà dove, sia i contadini che i borghesi si guardano con occhio divertito e curioso perchè i due mondi sono talmente lontani da sembrare strani e da creare stupore ma anche una curiosa partecipazione. Forse quello di Iosseliani è un richiamo ad un dialogo possibile tra borghesi e contadini, due mondi molto diversi ma che possono conoscersi e apprezzarsi a vicenda; nei film seguenti del maestro georgiano vedremo che le cose, in realtà, non potranno mai essere così.
Bene.
Bene.
Bene.
Ottima regia che chiude il suo periodo russo. Iosseliani comincia a prepararsi per quelli che saranno, poi, i suoi film migliori.
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