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Patagonia

Regia di Simone Bozzelli vedi scheda film

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La recensione su Patagonia

di alan smithee
6 stelle

locandina

Patagonia (2023): locandina

Un ragazzo ventenne di nome Yuri (Andrea Fuorto, bel volto e sorriso che si confonde spesso con una smorfia che comunica qualcosa di simile ad un sentimento di dolore), ingenuo e mai uscito al di fuori del proprio chiuso ambito familiare, incontra, al compleanno di un cuginetto, l'istrionico e sfuggente Agostino (Augusto Mario Russi, occhio di ghiaccio che scava nel profondo), di professione animatore di feste.

Tra i due nasce un'attrazione forte che induce Yuri a seguire il suo nuovo ed unico amico, che vive e viaggia in un camper, raggiungendo i vari festeggiamenti che contribuire a rendere riusciti.

 

Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi

Patagonia (2023): Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi

Augusto Mario Russi, Andrea Fuorto

Patagonia (2023): Augusto Mario Russi, Andrea Fuorto

La vita in simbiosi tra i due si trasforma in un rapporto vittima carnefice, in cui il primo si ritrova a vivere tra inedia e sensi di colpa che non riesce ad identificare, e non solo causa la sua ingenuità latente.

Il suo compare più anziano e dominante, al contrario, trova in Yuri la vittima da soggiogare in una sorta di ricatto morale con cui riesce abilmente a tenere sotto scacco la sua vittima, ergendosi a capobranco e dittatorello, tendente a concedersi con falsi progetti, tra i quali un avveniristico quanto improbabile viaggio fino in Patagonia.

Al suo primo lungometraggio, dopo aver già avuto occasione di vedere ed in parte apprezzare il suo corto J'adore, Simone Bozzelli torna a concentrarsi sulla fisicità di corpi che si attraggono, e sulla sfida, in questo caso meno fisica ma più psicologica, che si dipana in un rapporto che sfiora i connotati di in menage sadomaso in cui vittima e carnefice non si alternano mai nei ruoli, ma rimangono due posizioni ben definite e quasi irremovibili.

 

Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi

Patagonia (2023): Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi

Patagonia, che si avvale di una bella fotografia livida che accentua e rende palese il senso di disagio del giovane protagonista e valorizza un paesaggio che pare anelare alle solitudini suggerite dal titolo, è un viaggio all'interno di comunità giovanili formate da animi ribelli ed intransigenti che tuttavia faticano non solo ad integrarsi, ma anche a trovare ognuno un proprio equilibrio.

La storia soffre di qualche momento un po' fazioso o sin troppo strumentale ad un maledettismo sin troppo compiaciuto, ma il film si rileva una occasione interessante per mettere in luce un giovane cineasta di carattere che ha tanta strada davanti e che sarà interessante seguire nelle sue prossime tappe.

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