Regia di William Friedkin vedi scheda film
L'esorcista è anche un film horror ma, prima di tutto, è un classico senza genere!
Un grido si leva dalla stanza dove sta operando il demonio. La stessa stanza dove sacro e profano daranno vita allo scontro definitivo! William Friedkin inscena il male nella massima accezione del termine, quello relativo al diavolo, quello assoluto. Quest'opera immortale, indelebile nelle pagine della storia del cinema, si esprime attraverso un concetto primario di estrema importanza: chiunque, in qualsiasi momento e senza che se ne accorga può essere vittima del male. Sicché nel film il maligno è attivo proprio all'interno del corpo ancora puro e fragile di una bambina, quello di Regan McNeil.
L'esorcista è un lungometraggio del 1973 diretto da William Friedkin e tratto dall'omonimo romanzo di William Peter Bletty, il quale ne è anche lo sceneggiatore.
Nel 1971, il romanzo di Bletty, a sua volta influenzato da un articolo del "Washington Post" che narrava di un presunto esorcismo a Mount Rainer nell'agosto del 1949, prima di diventare film deve superare non pochi ostacoli. La scelta del regista prima di tutto. La Warner Bros tenta di affidare l'adattamento cinematografico del libro, composto da 225 pagine corrispondenti a circa 4 ore di visione, prima a Stanley Kubrick, poi ad Arthur Penn ed infine a Mike Nicholas. Ma tutti e tre i cineasti rifiutano, chi per divergenze con il soggetto, chi, invece, per questioni personali. Viene scelto come quarto possibile regista William Friedkin, il quale accetta immediatamente l'incarico spinto dal fatto che la storia sia stata ispirata da eventi presumibilmente accaduti, quindi esigente di una rappresentazione il più possibile realistica. Per la scelta degli attori si fanno i nomi di Audrey Hepburn, Jane Fonda, Anne Bancroft, Shirley MacLaine e Carol Burnett come possibili interpreti della protagonista Chris McNeil. Jack Nicholson e Gene Hackman, invece, nella possibile parte di padre Karras. Ma tutti o rifiutano o avanzano richieste che la Warner Bros non può sostenere ed alla fine Jason Miller, alla sua prima esperienza, ed Elen Burstyn vengono scelti per le parti principali.
Durante le riprese, appunto per questa sua determinazione, Fiedkin utilizza metodi decisamente non ortodossi per ottenere reazioni spontanee dagli attori: William O'Malley viene letteralmente preso a schiaffi dal regista per girare la scena finale della morte di padre Karras, Linda Blair ed Elen Burstyn vengono più volte legate e strattonate, quest'ultima tanto da accusare dolori permanenti alla schiena, al fine di convincere con espressioni di dolore e strazio veritiere. Se durante le fasi di produzione tra Friedkin e Bletty si instaura un ottimo rapporto professionale, in quella di post-produzione i due si trovano su posizioni molto diverse, soprattutto per ciò che concerne il finale dell'opera. Bletty, più vicino ad una visione ottimista e rivolta verso una buona propaganda della Chiesa Cattolica, non riesce ad imporre subito la sua proposta, quella originale, di una chiusura dai toni rassicuranti, che è la versione inserita nell'edizione integrale del 2000, mentre quella di Friedkin, spezzata e dai toni più ambigui, viene scelta come quella più coerente dalla produzione.
Non si può non restare ammaliati di fronte un'opera d'arte e, visto che la regia di Friedkin è tale, L'esorcista si pone come celebrazione della settima arte di fronte a chi la sa osservare. La fotografia di Owen Roizman e di Billy Williams riflette una maestria ed un estro di notevole magnificenza. La tensione si crea a partire dai lenti movimenti di macchina, dagli stupendi effetti speciali del grande Rick Baker e dalle capacità espressive di Linda Blair, veramente terrificante!
L'indimenticabile colonna sonora, ripresa da un tema di Mike Olfield, apre e chiude l'arco narrativo del lungometraggio come se fosse un sipario.
Straordinario in tutti gli aspetti tecnici, compresi gli effetti sonori che accompagnano l'intera visione per tutta la sua durata, il film segue un intreccio estremamente meccanico, lineare, senza mai risultare con qualche scena eccessiva. Ogni inquadratura è funzionale al racconto. La dicotomia tra il bene e il male, secondo una chiave di lettura chiaramente religiosa, viene espressa con sequenze esplicite, violente, addirittura di un impatto brutale per gli anni in cui è uscito. La scienza viene messa da parte, resa inutile o, in alcuni casi, estremamente dannosa nella sua limitatezza. Le cause della possessione trascendono la mentalità pragmatica e concreta degli uomini, i quali non possono che essere sgomentati dal potere che soggioga ed imprigiona la bambina. L'esorcista diviene un mezzo per risaltare lo spirito e segregare la saccenza della realtà fisica, quella conoscibile tramite analisi approfondite, interpretabile con l'uso di sofisticati macchinari. Il diavolo è un'entità, un parassita in continua ricerca di distruzione, di morte. Spetta, pertanto, ad un uomo di chiesa scacciarlo, ricondurlo alle tenebre, dove non possa più essere portatore di disperazione.
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