Regia di William Friedkin vedi scheda film
Primo pomeriggio infrasettimanale di qualche anno fa. Cameretta illuminata dai raggi del sole di primavera, mamma che stira a pochi metri da me e io che mi mangio le unghie per la tensione che mi crea la sofferente visione del film horror per antonomasia, registrato su VHS durante la notte col mio fedele (e ormai sepolto, sigh!) videoregistratore su Rete 4. Fu amore terrorizzante a prima vista. Se ti piacciono gli horror e non hai mai visto il film di William Friedkin, non sai niente, ogni altro film non conta. Ricordo la paura che mi scorreva nelle vene, ricordo di aver resistito fino alla fine senza mai distogliere lo sguardo e non si può non amare un film che ti provoca terrore nel bel mezzo di un pomeriggio pieno di luce tra le voci dei familiari che popolano una casa. Un film che ti cattura fino a questo punto è un capolavoro. Finita la visione ho messo, la VHS, in una custodia nera e non l’ho più ripresa, guardandola sempre con sospetto, per diverso tempo, dall’alto del mio letto a castello. Sarà che a sedici anni le cose fanno più spavento, si è più sensibili, ma ancora oggi, che possiedo la rimasterizzata versione in dvd, non ho avuto il coraggio di rivederlo e ho come l’impressione che non lo rivedrò mai più. Tanto lo sguardo indemoniato di Regan, la bravissima Linda Blair, quello incredulo di sua madre Chris, le urla, la voce roca, le tinte buie, il gelo che si percepisce, la suggestione che entra dentro, l’estremo atto finale di padre Damien, è tutto nitido nella mente, come se l’avessi visto ieri.
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