Regia di Marc Forster vedi scheda film
Solido dramma, ben girato e ben interpretato.
Hank svolge con minuziosa professionalità,il suo compito di guardia penitenziaria, nel braccio della morte, prima di lui,il padre un odioso razzista faceva il suo stesso lavoro, cosi come Sonny il figlio.Proprio durante lo svolgimento di un esecuzione, supervisionata da Hank con la partecipazione del figlio Sonny, le cose vanno decisamente storte,peraltro all'uomo giustiziato non verrà neanche concessa l'ultima telefonata, di prassi in questi casi.A seguito di una violenta lite, generata da questo macabro episodio,Sonny si suiciderà.Questo evento tragico, causerà ad Hank una forte crisi di coscienza,che culminerà nella rinuncia a proseguire quella macabra mansione.Acquisterà una stazione di servizio, per cambiare attività e per dare una svolta alla sua vita.
Per caso, durante il percorso che compie per recarsi a casa, incontra una donna di colore disperata,perchè il figlio è stato investito e giace al suolo in gravissime condizioni, sarà soccorsa da Hank, anche se questo non basterà a salvargli la vita.Tuttavia tra i due scoppierà una forte passione e poi un tenero sentimento,solo però che Leticia,la cameriera nera di cui si è invaghito Hank,ricambiato, altri non è che la vedova dell 'uomo, che lui aveva accompagnato alla sedia elettrica, prima di rinunciare a quel lavoro.Non ha il coraggio di confessarlo, pur rendendosene conto,ma la verità viene sempre a galla e Leticia scoprirà tutto.Tuttavia, dopo una prima reazione di stizza, sembrerà farsene una ragione e sperare comunque in un futuro decente accanto a quell'uomo, che comunque si è preso cura di lei amorevolmente.
Il regista tratta un tema delicato e importante.La questione della pena di morte, è sempre un argomento scottante, che divide la pubblica opinione.La posizione del regista è chiaramente fortemente critica nei confronti di una consuetudine, che non può trovare giustificazione e senso,in un paese che coltiva l'ambizione di sentirsi civile ed evoluto.La legge del taglione invocata dai giustizialisti di natura forcaiola, può trovare giustificazione emotiva, soprattutto nei familiari delle vittime, che istintivamente sono "vinti"dal desiderio di vendetta e possono estremizzare taluni atteggiamenti, invocando una "giustizia a tutti costi" per cosi dire "definitiva",ma non possono o non dovrebbero trovare riscontro in uno Stato, che non può farsi garante di questa condotta e strumento di vendetta,cioè "assassino" per appagare la perversa logica, tribale e medievale, dell'occhio per occhio.
Secondo "amnesty international" i paesi che comminano la pena di morte, sono ancora tantissimi,per giunta quelli che ne fanno le spese sono sempre poveri derelitti,perlopiù di colore, che non hanno i mezzi per pagarsi buoni avvocati.
Il film è ben girato, con una sceneggiatura sobria e asciutta e un'intensissima interpretazione,dei due protagonisti.
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