Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Il 4 Novembre scorso ad Ovada. F. ed io acquistiamo un sovraporta di fattura araba di legno intagliato. Con il venditore di Torino ci troviamo subito simpatici e cominciamo a parlare di viaggi in India, di case antiche, di vecchie cose tenute da conto, di fotografie, di ricordi. Il venditore vuole regalare un vecchio timbro di legno per tessuti, me lo fa scegliere e me lo porge infilandolo in una sporta di carta che raffigura un foto in cui si vedono la Bisset e Mastroianni al Balon. E mi dice “se lo ricorda? ne “la donna della domenica”, andavano al Balon, io faccio mercato li’” Io rispondo, che si’ l’ho visto, ma non lo ricordo tanto bene. Mi compro subito il romanzo e sto per finirlo che come per magia F. - che lo vede ogni momento anche a tavola -, mi dice che sabato mattina con L’espresso e Repubblica vendono il film. Sabato mattina appena finito il libro vado a comprarmi il film. E’ la prima volta che mi succede di vedere un film con il libro ancora cosi’ in testa, perche’ come forse non tutti sanno, io leggo e dimentico. Il libro mi ha esaltato: non tanto per l’intreccio del giallo - poco importa di capire chi e’ l’assassino - quanto per la descrizione dei personaggi della borghesia torinese, dell’ambiente, di un rapporto omosessuale, di un’amicizia, della compassione e del cinismo. In questo libro c’e uno spaccato di vita degli anni 70, c’e’ una citta’ che viene fuori, pur stando nascosta. Il film di Comencini e’ dignitoso. Una bella copia quella in vendita in edicola. La sceneggiatura ripropone le 422 pagine del libro, riportando alle atmosfere lette, anche se nel finale ha una conclusione affrettata che toglie un po’ al risvolto dell’inchiesta. Vale la pena, anche solo per vedere una citta’ che non esiste piu’.
29.01.2007
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