Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Un film ambientato in una Torino che, ad ogni livello sociale, ha perso ogni decoro, in cui basta un refolo di vento per sollevare il velo di perbenismo e mettere a nudo la volgarità, di forma e di sostanza, di certa borghesia. Quasi una versione riveduta e corretta de “Il diavolo sulle colline”, privata di ogni patina di giovanile noia e di ogni parvenza di bella vita, in cui alla spider fiammante guidata da Urbano Barberini si sostituisce il vecchio catorcio col parafango a pezzi appartenente ad un’anziana vedova dal turpiloquio facile. Una sceneggiatura esile e brillante garantisce un ritmo serrato in un giallo anticonvenzionale, corale come nello stile di Fruttero e Lucentini, in cui la soluzione è il risultato della movimentata interazione tra gli inquirenti e le piccole e grandi indagini collaterali effettuate da altri personaggi. Nota (audio)tecnica: nella scena con Bisset e Mastroianni fuori dal ristorante chiuso c’è una breve, ma evidente, invasione di campo da parte di una “giraffa”.
Affascinante e radiosa, interpreta un personaggio intelligente e raffinato, l’unico la cui eleganza non conosca alcun cedimento.
L’occhio della telecamera è freddo e impietoso, nulla abbellisce e nulla nasconde.
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