Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
La terra è la prigione del pragmatismo ed il regno della sconfitta. Andarsene per sempre, e continuare a vivere nei cuori di chi resta, significa solo perpetuare il ricordo del proprio lavoro incompiuto e condannato a rimanere eternamente imperfetto. Le anime immortali continuano ad esistere, a vegliare gli affanni dei vivi, ma sono, purtroppo, impotenti, di fronte allo scempio che si fa dei loro ideali lasciati quaggiù incustoditi. La realtà irrompe nel vuoto interiore causato dal lutto, e ci travolge con la sua forza brutale, che ci vuole a tutti i costi rinnovati e diversi. È disumana la resistenza che occorre per salvare quel filo esilissimo che ci tiene legati al passato, e l’amore da solo a volte non basta. La vita ci richiama con trucchi e lusinghe nel territorio dell’al di qua, offrendoci tante facili vie di fuga, e mille occasioni per dimenticare. Per opporci non possiamo far altro che dire di no alla vita stessa, ai surrogati di una felicità perduta che solo allora ci sembra insostituibile. Senza fine è il dramma dell’esistenza terrena che si scopre fatta di spoglie caduche, di corpi molli e pesanti che cedono ai compromessi ed alle tentazioni, che rinunciano a lottare pur di provare sollievo, e preferiscono il superficiale piacere del guadagno alla profonda gioia della vittoria. La morale è una dimensione astratta, estranea al funzionamento delle cose concrete; è il fantasma del migliore dei mondi possibili, che ci provoca, con la sua muta presenza, mentre ci sorprende a sbagliare e a tradire noi stessi.
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