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Palazzina Laf

Regia di Michele Riondino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Palazzina Laf

di hallorann
8 stelle

Giancarlo Basile e Caterino sono due facce della stessa famiglia? Probabilmente sì. Basile rappresenta la nuova gestione (i Riva nella realtà dell’Ilva di Taranto) subdola e spregiudicata. La sua personalità è un impasto di ambiguità e untuosità, per esercitare il potere e il comando utilizza metodi antidemocratici. Chi non si adegua al rinnovamento tanto decantato dall’azienda viene mandato al confino presso la palazzina LAF, un monumento fisico e psicologico al mobbing. Caterino Lamanna è un operaio generico, ragazzo senza grandi pretese, fidanzato con una giovane albanese che qualcosa in più di quel poco che posseggono pretende. Lamanna raggiunge l’acciaieria in pullman, viene avvicinato da Basile e facilmente comprato con il cambio di mansione, anche per essere parente di un responsabile stimato dal caporale. Quando gli regala una Panda, per Caterino è naturale prestarsi a quest’opera di delazione impiantata insieme all’altro capo Moretti. Nella PalazzinaLaminatoio a freddo” sono reclusi tecnici specializzati e impiegati costretti a consumare le loro giornate senza produrre niente, se non infelicità malcontento e tentativi di protesta fiancheggiati da un delegato sindacale. Lamanna viene inviato in quella sede fatiscente per riportare quanto succede. Il suo lavoro di spia va a corrente alternata e riflette il carattere fragile, discontinuo, da osservatore disinteressato e indifferente alla fin fine. Durante una rappresentazione religiosa Tarantina sembra voler portare la croce di quest’ingrato compito. La vicenda LAF si evolve verso una svolta che viene rinviata, dopo un tentativo fallito perché spiato da Caterino. Una domanda sorge spontanea, perché lo fa? Per un aumento di stipendio, per trasferirsi da una casa di campagna ad una di città, più vicina alla morte? Egli, nonostante lampi di dubbi e perplessità (soprattutto con l’ingresso della segretaria) è un espediente per riportare alla normalità una settantina di lavoratori defraudati di ogni dignità umana e professionale. Peccato per la parte conclusiva, quando entra in scena la Procuratrice della Repubblica, con l’interrogatorio buffonesco di Lamanna in tribunale. Ecco in quel momento il registro diventa grottesco, fuori fuoco, come l’omaggio a “La classe operaia va in paradiso”. Caterino ricomincia da dove ha iniziato, ma è un premio o una condanna? E’ una sconfitta il proseguire a sputare veleno in un’acciaieria che dà lavoro e uccide lentamente, uomini e territorio. Un ossimoro.

 

Michele Riondino interpreta e dirige “Palazzina LAF”, opera prima di denuncia ammirevole. Per non dimenticare una vicenda triste ed esemplare di condotta antisindacale, di prevaricazione di diritti e, come detto, dignità e umanità. Parte da un lavoro di Alessandro Leogrande, compianto giornalista e scrittore che denunciava questa e altre storie che non fanno onore ad un paese civile, quale dovrebbe essere il nostro. Riondino traccia una linea forte in un panorama cinematografico che è sempre diffidente verso il mondo del lavoro. Non tutto convince nell’inquadramento a tesi dei personaggi, però la denuncia arriva dritta e indigna. E’ già un bel risultato, come la resa del gruppo di attori in cui spiccano l’ottimo Elio Germano e gli efficaci Paolo Pierobon e Marina Limosani. Convince persino il ritratto di un sobborgo che ospita un complesso siderurgico gigantesco che annienta e opprime coscienze e aspettative brillanti di vita. Taranto come Sarroch e Priolo.    

 

Michele Riondino

Palazzina Laf (2023): Michele Riondino

 

Michele Riondino, Elio Germano

Palazzina Laf (2023): Michele Riondino, Elio Germano

 

Michele Riondino

Palazzina Laf (2023): Michele Riondino

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