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Palazzina Laf

Regia di Michele Riondino vedi scheda film

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La recensione su Palazzina Laf

di Gangs 87
6 stelle

Taranto 1997, Caterino, uomo semplice e scorbutico vive, insieme alla fidanzata, in una masseria quasi abbandonata e lavora come operaio all’Ilva. Sfruttando la sua smania di arrivismo, i vertici dell’azienda decidono di usarlo come spia affinché possa riportare lamentele e comportamenti scorretti. Nella sua convinzione di stare “scalando” il potere, chiede di essere trasferito alla Palazzina LAF che si porta dietro la nomea di posto in cui ci si guadagna da vivere nulla facendo. La realtà è però molto diversa e molto più crudele di quanto Caterino possa lontanamente immaginare.

 

Il nostro paese è pregno di fantasmi che spesso tendiamo a celare. Mostri onnipresenti che fingiamo non esistano, eppure i danni che si portano dietro sono i simboli del loro potere distruttivo che pochi hanno il coraggio di nominare e ancora meno hanno il coraggio di raccontare.

 

Michele Riondino si immola, non certo per la patria, ma per coloro che meritano di essere ricordati e dirige una pellicola difficile. Non solo, si fa anche interprete di colui che lede, ignaro di essere egli stesso lesionato proprio per mano di coloro di cui ambisce a far parte, e interpreta il protagonista Caterino, che diventa il volto dell’ingiustizia da ambo le parti, o quasi.

 

Accanto a lui Elio Germano; è lui ad impersonare il male. Uno dei capi, una parte del vertice che decide di allestire la Palazzina LAF, un limbo per dipendenti scomodi, luogo di pentimento per persone che “non sanno stare al loro posto”. E se è vero che ci sono molti modi per perseguire e violare una persona, certo è che il circo psicologico messo in piedi con la costituzione della Palazzina LAF è uno dei peggiori.

 

Il lavoro di Riondino è una rappresentazione lenta, una presentazione graduale della situazione che solo via via diventa drammatica e viene spiegata per quella che è. Riondino ce la mostra con gli occhi di Caterino ed è bravissimo ad inculcare nello spettatore il desiderio di avere un impiego come uno qualsiasi di quelli che si svolgono nella famigerata Palazzina LAF ed è altrettanto bravo a farci inorridire davanti a questo desiderio, quando la realtà dei fatti viene palesata e l'orrido svelato.

 

La pellicola è impegnativa, come l’argomento che si prefigge di narrare sarà per questo che, ad un certo punto, perde il protagonista. O meglio. Il film parte con al centro Caterino, la sua vita e le sue scelte, compresa quella di fare la spia per il suo datore di lavoro; poi la narrazione pone al centro la Palazzina LAF e le sue vicende, lasciando a margine Caterino. Per evitare questa disturbante digressione sarebbe stato opportuno costruire una sceneggiatura parallela, capace di seguire entrambe le storie intersecandole efficacemente.

 

Palazzina LAF possiede comunque il carisma dei film d’autore dall’impegno civile. Pregevole prova d’esordio alla regia per Michele Riondino.

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