Regia di Michele Riondino vedi scheda film
La nostra cavalcata tra i film in concorso ai David di Donatello sta per raggiungere la conclusione, ma abbiamo ancora alcune frecce al nostro arco e questa freccia si chiama Palazzina Laf
Un film duro e con il chiaro fine di creare una forte denuncia sul mondo dell’ILVA e non solo. Racconta di un fatto realmente accaduto negli anni 90
A Taranto nel 1997, Caterino lavora all’Ilva come operaio siderurgico. Un giorno, i dirigenti aziendali decidono di fare di lui una spia per individuare gli operai di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino pedina i colleghi con lo scopo di denunciarli.
Il film di poco più di un’ora e trequarti, è ben realizzato, e racconta, anche se non in maniera innovativa, un’evento che forse è passato un pò nel dimenticatoio.
Le performance di Elio Germano e Michele Riondino sono sicuramente di buona qualità come quello di tutto il cast, tra cui possiamo notare anche Paolo Pierobon (il papa di Rapito di Bellocchio).
Se per la fotografia e il montaggio possiamo dare pienamente la sufficienza, esattamente come la prima regia di Riondino, non possiamo fare altrettanto per la scrittura dei personaggi.
Personaggi a volte troppo frettolosi e di difficile comprensione oltre che per il dialetto (opportunamente sottotitolato) anche per la descrizione degli stessi, spesso veloce e incompleta.
Anche il finale corre come un Freccia rossa in ritardo ed è un peccato perchè qualche minuto in più ci poteva stare.
Mi sarei aspettato qualche sottolineatura in più sulle malattie che l’ILVA ha causato ma si è preferito lavorare solo sul discorso mobbing.
Il film Palazzina LAF è comunque riuscito bene e, se anche non è certo un capolavoro, è un gran buon film, apprezzabile e da vedere.
Da evidenziare anche la bella canzone di Diodato, candidato ai David di Donatello.
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