Regia di Scott Weintrob vedi scheda film
AL CINEMA
"Se Parigi avesse lu mare, fosse na piccola Bbàre!"
Posta l'esistenza di questo divertente e scanzonato "motto d'orgoglio" nei confronti del bel capoluogo di regione pugliese, si potrebbe affermare che esso abbia ispirato i produttori, tutti italiani, di questa co-produzione internazionale, decidendo di ambientare, piuttosto che nella capitale francese come negli action tipo Transporter prodotti da Besson nei primi anni '10, in loco, tra viuzze urbane baresi caratteristiche e riprese aeree mozzafiato su quella sorta di faglia rocciosa che rende unici il lungomare a picco di Polignano a Mare, una storia concitata tra inseguiti ed inseguitori, mossi gli uni a salvaguardare la propria già difficoltosa esistenza, e gli altri ad accaparrarsi una ingente somma di denaro andata perduta.
Un thriller che non sarebbe sfigurato tra le strade caotiche della capitale francese, diventa in Puglia un qualcosa di decisamente più insolito e curioso che predispone ad una atteggiamento empatico.
Al centro della storia si trova la bella quarantenne Karina, ex tossicodipendente a cui allontanarono la figlia, ora pulita e in procinto di accumulare risparmi per riunirsi a costei, ormai studentessa post adolescente.
Nell'alba del giorno che dovrebbe riunire le donne, Karina è testimone di una sparatoria con cui un killer porta via ad un tizio una valigetta piena di contante. In fuga per non essere uccisa, la donna provoca un incidente in cui il killer viene ferito ed il bottino perso tra le fiamme dell'auto incendiata.
Costretta a forza ad assistere il killer ferito ma armato, Karina dovrà giocare con astuzia per riuscire a non soccombere e non pregiudicare la vita della figlia,appena atterrata a Bari per rincontrare la madre. Una storia come tante, girata da Scott Weintrob in modo impeccabile quanto a costruzione action e favorita dalle eccezionali ed inconsuete location di cui sopra.
Ma anche un film puerile, scrivo malissimo e banale nel suo epilogo scontato e afflitto da smancerie sentimentali davvero faridiose.
Olga Kurylenko è sempre una gran bellezza, ma la scelta verso questo tipo di produzioni usa e getta segna il passo con una carriera che solo in decennio prima la vedeva ingaggiata da cineasti del calibro di Terrence Malick.
Al posto del re dell'action made in Usa, ovvero Jason Statham, Iervolino e Bacardi ingaggiano un clone fisicamente adeguato, tal Oliver Trevena, che recita da cani adeguandosi agli standard monoespressivi del divo Jason di cui sopra.
Nel ruolo del vero cattivo, un Harvey Keitel che suscita soprattutto tenerezza. Un "bel" finale sentimentalmente sbrodoloso e da "vissero felici e contente", riferito a madre e figlia, non fa che segnare le sorti di un filmaccio insolito ma triviale, il cui vero, devastante difetto è la pochezza del proprio script.
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