Espandi menu
cerca
The Penitent - A Rational Man

Regia di Luca Barbareschi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

gaiart

gaiart

Iscritto dal 30 luglio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 32
  • Post 6
  • Recensioni 423
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Penitent - A Rational Man

di gaiart
5 stelle

“La natura umana è crudele e l’uomo lo diventa quando ha paura” In campo 'Cancel culture', Woke, potenza della religione, abuso di stampa e ingiustizia della giustizia

'The Penitent' di Luca Barbareschi traduce sullo schermo una 'pièce' di Mamet.

In campo 'Cancel culture', Woke, potenza della religione, abuso di stampa e ingiustizia della giustizia

#davidmamet

#thepenitent

#newmovie

#lucabarbareschi

 

 

 

 

“La natura umana è crudele e l’uomo lo diventa quando ha paura”

 

‘The Penitent’ di Luca Barbareschi esce al cinema il 30 maggio.

 

Presentato a Venezia, il film è ispirato al caso Tarasoff. Uno psicanalista è vittima di accanimento giudiziario e della macchina del fango causata da stampa ossessiva.

Tratto da una sceneggiatura di David Mamet, già vincitore del Premio Pulitzer, ‘The Penitent’ è un film spiraliforme e complesso.

 

Già il sodale con Memet risale all’esordio della carriera dell’eclettico artista(1956) con cui lo accomuna la lettura di una società governata dalla menzogna, dal rancore, in cui persone imperfette combattono insieme.

Qui contro l’influenza della stampa e la strumentalizzazione della legge.

Ma anche contro la propria morale. O forse a favore di essa

 

Si esplorano più realtà nella visione concentrica di Barbareschi che ne è regista, produttore, attore, fomentatore.

Stanco del 'politically correct', attratto dal 'Woke', abitato dal cancel culture', sodomizzato dai diritti dei LGBTQ+, ‘l’impenitente’ Barbareschi, in veste di ‘Penitente’ psichiatra, è offuscato da tutto ciò sopra citato.

In short, una vita a pezzi. Pur non avendo fatto apparentemente niente per romperla.

 

Girato nella multietnica e polifonica New York, il film mette a soqquadro l’idea di giustizia, di religione, intesa sia come rapporto privato con Dio e le scritture, sia come persecuzione ebraica.

Inficia poi il giornalismo e i suoi errori, incluse demonizzazioni e abusi di potere.

Siano essi della stampa. Della psicanalisi e i suoi segreti, vincolati dal patto di Ippocrate. La storia di uno psichiatra, ‘bloccato’ dal segreto professionale o dai propri errori, si interseca con il legame che un avvocato ha con il suo cliente e la moglie. Anche di fronte alla giustizia.

E poi la woke culture, i diritti LGBT, giudizio e razzismo, “La natura umana è crudele”

La stampa a caccia di nuovi clic e mostri da prima pagina fa scrivere al giornalista che per Hirsh l’omossessulità è un”aberrazione’. In realtà lui l’ aveva definita un ‘adattamento’.

Fin dalle prime inquadrature rovesciate, speculari, sdoppiate su una fotografica New York in bianco e nero, capovolta in un concreto mondo sottosopra, si capisce l’intento del film.

Sovvertire. Ammaliare. Ridefinire.

Così come fa il bellissimo impermeabile Aquascutum, colore senape, indossato dal protagonista prima di entrare in case ed ambienti sofisticati. Camere in boiserie e lenzuola di Frette, quadri contemporanei, librerie vittoriane in mogano, perfette ed eclatanti. E’ l’est l’Uptown. Terra di intellighenzia e virtù.

Tutto all’apparenza è ricco, elegante, curato se non fosse che un disastro sta per capitare all’ebreo praticante, esperto di Torah, oltre che di studio umano.

Fin dalle prime inquadrature, un quadro su tutti ritrae in bianco e nero un uomo imprigionato in un perenne filo spinato, a indefesso presagio della trama ..

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati