Regia di Jill Sprecher vedi scheda film
Per tredici volte, la felicità, il senso della vita (minimalista, almeno all’apparenza), come, del tutto casualmente, possiamo modificare il corso della vita degli altri. Uomini e donne si incrociano in interni newyorkesi e raccontano attimi delle loro storie: un professore universitario che, innamorato di una collega, decide di lasciare la moglie, un giovane avvocato troppo sicuro della sua felicità che, per un incidente d’auto, si trova a ripensare a se stesso, un capufficio che decide di eliminare dal suo staff l’impiegato sempre sorridente, una ragazza delle pulizie che si illude di aver trovato un amore. Tra loro sconosciuti, ma in qualche maniera ognuno decisivo per gli altri. Fino a un sorriso scambiato al volo su una metropolitana. Jill Sprecher accompagna i suoi personaggi con una meticolosa puntualità di scrittura e un impianto visivo piano, senza voli magari, ma giustamente ravvicinato, quasi da confessione in diretta. Un film che ricorda un po’ le storie di Paul Auster, sorretto da un bel cast di attori, guidati da Alan Arkin.
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