Regia di Jill Sprecher vedi scheda film
Gene (Alan Arkin), capufficio di un importante compagnia assicurativa, è tormentato da un figlio tossicomene e dalla ex moglie che lo chiama in continuazione. Decide di licenziare un suo dipendente perchè non sopporta il fatto che questi sorrida sempre, che sia sempre felice per come gli gira la vita. Un professore universitario (John Turturro), dopo aver temuto di morire in seguito a una rapina subita, rivede il suo rapporto con la vita e quello con la moglie Patricia (Amy Irving) che tradisce con una collega. Un avvocato rampante ( Mattew McConaughey), proprio all'apice del successo professionale, viene coinvolto in un incidente che gli cambierà la prospettiva da cui guardare il mondo. Beatrice (Clea Duvall), una ragazza che lavora come addetta alle pulizie in un albergo, crede di essere scampata alla morte per annegamento perchè miracolata è concepisce l'incidente grave che gli è capitato come una colpa da dover espiare.
Quattro storie per quattro esperienze di vita di persone che tra di loro non si conoscono affatto ma le cui strade si toccano anche solo per un attimo senza che nessuno possa intuire il grado di incidenza che quel particolare incontro ha avuto sullo sviluppo delle rispettive vite. Dettagli di esistenze che il caso ha voluto far incrociare in quel crogiuolo di razze che è New York, una città "piena di persone che fanno di tutto per non guardarsi in faccia", dice una dolente Patricia. Ma può capitare di fermarsi e di mettersi a riflettere sui lineamenti di quelle facce, appuntare particolari che potrebbero tornare utili, di ragionare su quanto un nostro gesto possa aver influito sulla vita di un estraneo qualsiasi, sulle sue possibilità di scelta."Con i se non si fa la storia", si dice spesso, sarebbe troppo facile e troppo comodo pensare a un dover essere che non è stato e ripensare alla propria vita ripulita di ogni impurità, di ogni accidente intervenuto a dargli un corso piuttosto che un altro. Scrollarsi di dosso la responsabilità di non dover rimpiangere crediti con la fortuna. Questo è "Tredici variazioni sul tema"di Jill Sprecher, una sinfonia metropolitana di cuori solitari, il tentativo di conferire una forma ai percorsi dell'animo e di dare un seppur esile contributo a temi importanti che hanno a che vedere con gli imprescrutabili percorsi del caso e con l'esistenza o meno di un destino già scritto per ogni essere umano. Il tutto senza barcamenarsi in arzigogoli particolari o inutili sofismi ma somministrando qualche arguta riflessione con mano leggera, insinuandosi con discrezione tra i dubbi di persone che vivono la loro dorata normalità con l'assillo di essere mancati in qualche passaggio esistenziale importante, di aver negato qualche cenno di adesione emotiva. Per i personaggi di questo film la felicità ha una forma che è sempre ugale a quello che non si è fatto. Da sfondo una New York che osserva sorniona, attraversata distrattamente. Elegante e anonima. Buon film.
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