Regia di Jill Sprecher vedi scheda film
Dopo l’ottimo esordio in Clockwatchers, Jill Sprecher si conferma regista di talento con quest’altro film elegantemente minimalista ma niente affatto insulso, e che anzi ha un punto di forza proprio nella sommessa banalità delle vicende. Vengono seguiti i destini intrecciati di alcuni personaggi (con qualche fatica nel districarsi fra gli snodi temporali): un professore di fisica alle prese con moglie e amante; un assicuratore che licenzia un dipendente perché irritato dal suo ottimismo; un avvocato all’apice della carriera che fugge dopo un incidente stradale; una ragazza timidamente attratta dall’uomo nel cui appartamento fa le pulizie. Tutte le storie si evolvono in modo imprevisto: come succede nella vita, è quasi impossibile calcolare con certezza le conseguenze che possono scaturire da certe decisioni. Al massimo si può cercare di non ripetere i propri errori passati: il cenno di saluto scambiato al di là del vetro di un vagone della metropolitana, nell’ultima scena, è la riparazione per un altro saluto non dato a suo tempo, a un’altra donna.
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