Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Il grande inganno raccontato in romanesco come meglio non si potrebbe fare.
Trasporre l'Otello nel 2001 ambientarlo a Nettuno e far dialogare i protagonisti in romanesco è un'operazione da far trremare i polsi. Il regista Edoardo Leo racconta la grande tragedia di Sir William come nessuno aveva saputo fare (e osare) da quattrocento anni a questa parte: Otello potrebbe essere tranquillamente assimilato ad un rampante del clan Spada che in piena ascesa delinquenziale subisce l'invidia di Iago innesco del meccanismo infernale che condurrà alla morte: la storia è straconosciuta e interpretata milioni di volte mai ambientata nel torbido mondo della malavita con Iago nelle vesti di esattore e Desdemona figlia del Boss. Se Shakespeare ha pensato il dramma in chiave popolare ebbene la sceneggiatura ha saputo cogliere perfettamente il clima nella quale questa storia assurda e tragica avrebbe potuto esprimersi al meglio tra invidie e gelosie del substrato capitolino un mondo fatto di violenza e intimidazioni all'interno del quale le donne hanno il ruolo di ornamento della prepotenza maschile. Ecco che ci ritroviamo alla cronaca dei nostri giorni e Otello appare ragazzo del Tg accanto accanto figlio della violenza e del senso di proprietà che ottunde alcune menti ben fa Leo a catturarne l'attenzione con lo slang romanesco applicato alla grande metafora del Vate dribblando il confronto con Wells e Olivier per raccontare del mondo macho che è sempre pronto a distruggere se stesso pur di non essere messo in discussione. Lopera cinematografica è di alta coralità (prima della visione poteva sorgere il dubbio che il regista/attore avrebbe fatto il mattatore così non è) Non sono quello che sono risulta un film estremamente equilibrato nel quale le due figure femminili principali dettano il ritmo del racconto con Antonia Truppo sugli scudi per una Emilia figlia dei bassi pronta al sacrificio per dignità e la giovane Ambrosia Caldarelli conturbante Desdemona vittima dele spire malefiche di Iago che Leo incarna con rara (almeno trenta chili in più) dovizia. Il Negro è Javad Moraqi un crescendo di bravura dapprima delinquente in ascesa in seguito folle femminicida che si lascia abbindolare dagli amici fratellli di alcol e droghe da consumaesi come rito propiziatorio e sullo sfondo ma ugualmente molto bravi gli attori Matteo Olivetti e Michael Schemi (bravissimo) che consegnano allo spettarore la luce di due figure di contorno nobilitando tutto il senso dellìadattamento scenico. Complimenti ancora spudorati ad Edoardo Leo che ha saputo volare oltre la comfort zone per avventurarsi tra le paludi del classico ridondante sfidando preconcetti e snobismi nobiliari complimenti anche ai produttori Lucisano e Groenlandia artefici ben ripagati di una operazione ardita che ha alto valore culturale e grande impatto popolare. Ditemi se è poco. Il Cinema Italiano va e il pubblico di Locarno risponde con un lungo applauso all'anteprima mondiale in Piazza Grande tributando la giusta enfasi al progetto ambizioso di avvicinamento ai testi immortali imprimendo forza Magliana ad una tragedia che continua a raccontare agli uomini chi sono gli uomini.
Ottimo.
Lu Abusivo,
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta