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Madame Luna

Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film

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La recensione su Madame Luna

di EightAndHalf
4 stelle

In apertura alla sua presentazione a Taormina il direttore Marco Müller parla di Madame Luna come dell’ideale chiusa di una trilogia: ciò che accade dopo il viaggio agli immigrati clandestini in Italia, dopo che altri film italiani hanno indagato il prima (Io capitano) e il durante (gli sbarchi: Müller non lo nomina ma viene in mente Fuocoammare). Madame Luna è dunque l’indagine del dopo, o dovrebbe esserlo, visto che è la storia di Almaz che in un centro di accoglienza a Lamezia Terme cerca di trovare un equilibrio fra malavita, sorellanza e arrivismo in un contesto di puro sfruttamento. Ma forse non lo è perché il regista Daniel Espinosa, già alla mdp per Life e Morbius, tenta, con i suoi sfocati pedinamenti, i suoi caracollanti jump cut e i suoi sbilenchi establishing shot, di dire troppo con troppo poco, di esplorare nodi cruciali del problema migratorio contemporaneo ma di farlo per sprazzi e singoli momenti. D’altronde tutto quanto sarebbe legittimo se fosse tutto filtrato dalla percezione di Almaz, personaggio felicemente ambiguo che tenta di imitare i suoi stessi sfruttatori finché non viene messa di fronte a una scelta etica di campo. Ma la percezione di Almaz è forse strumentalizzata e tendenziosa, e per quanto dal film non si voglia trarre davvero una conclusione quadrata e precisa di alcune delle difficoltà dell’accoglienza una certa sciatteria finto-verista della messa in scena allontana e scaccia via lo spettatore da spazi e corpi che non sembrano mai veri, piuttosto clinicamente apparecchiati per un rotocalco scandalistico. Come se il tentativo mimetico di Almaz si fermasse di fronte alla necessità cosciente dell'umano, e come se il tentativo mimetico di Espinosa rispetto al naturalismo del cinema europeo contemporaneo (soprattutto francese, da banlieu e classe operaia) si fermasse di fronte alla necessità incosciente di uno sguardo che sia uno e preciso e decisivo, e non anonimo. 

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