Regia di Emma Dante vedi scheda film
Arturo è unico, è magico. Arturo è la vistosa anomalia che sottrae, all'altrui mostruosità, i connotati diabolici del male,
Misericordia per lui. Arturo è un uomo speciale. È la figura centrale di un piccola comunità che vive alle falde dell’Etna, in case di fortuna, affacciate sul mare ed aperte alle vicissitudini del mondo. Nell’anima, quel giovane esile e pallido è un bambino innocente, mentre nel corpo è un adulto eccessivamente vivace, che non controlla i propri movimenti, essendo impegnato in una continua danza sulla fragile superficie di una terra cosparsa di detriti e sempre minacciata dall’acqua. Arturo, orfano abbandonato fra gli scogli, è un po’ figlio di tutti, soprattutto di quelle singolari figure femminili dall’ignoto passato, che, accudendolo, rivelano il lato materno del loro essere donne di mondo, arrabbiate e dal carattere duro, ma mai rassegnate al dilagante squallore. I giochi infantili di Arturo contengono la segreta poesia di chi non ha potuto crescere, perché la sua vita non è mai partita, stroncata da un rifiuto che l’ha privato di un’identità, rendendolo un muto individuo senza famiglia in una realtà in cui tutti si considerano parenti, e l’amore mercenario è il più efficace collante sociale. In mezzo al vociare degli istinti, il suo silenzio è un promemoria rivolto a chi, nello spirito vorticoso di una primitiva festa tribale, ha dimenticato la flebile dolcezza dell’affetto. L’ambiente di questo film non sembrerebbe così disperatamente selvaggio, se non ci fosse Arturo, che di giorno risponde, a quel ritmo disordinato, con la morbida armonia dei suoi passi cadenzati, mentre, di notte, ne resistituisce l’intrinseca violenza sotto forma di attacchi di epilessia. Assorbire, come una spugna, il male circostante, senza fiatare, per poi scaricarlo nell’aria quando nessuno lo vede: la sua missione è un sacrificio di espiazione, da cui esce ogni volta pulito come prima, senza macchia ed eternamente ignaro della sporcizia in cui il suo candore è costretto ad affondare i piedi. Laddove la volgarità è la norma, l’ingenuità ha un effetto spietatamente dissacrante: l’angelo caduto nel posto sbagliato non può che infrangere tutte le regole, mortificandole, anzitutto, con il semplice atto di non comprenderle. Emma Dante firma un’opera che, del teatro contemporaneo, da cui proviene, conserva il principio secondo cui è il personaggio, creando la scena, a fare la storia, senza bisogno di raccontarla a parte, o di dipingerla sullo sfondo. Una presenza dissonante, inquieta, indefinibile è, di per sé, il dramma, ossia l’azione, il dinamismo che segna l’evoluzione del senso senza che nessuno lo spieghi. Arturo partirà, per una destinazione sconosciuta. Porterà con se una coperta ricavata da un collage di quadrati di lana. Una splendida, indescrivibile, e caldissima incoerenza proseguirà il suo viaggio, accolta dalla bontà di chi, generosamente, non chiede né come, né perché.
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