Regia di Emma Dante vedi scheda film
Misericordia fa parte di quei film, che nascono, crescono e vengono lasciati all’angolo del mondo dinematografico.
La stessa cosa che succede ai protagonisti della pellicola: cresciuti e cresciute e lasciate in un angolo della Sicilia, dimenticati da tutti.
Emma Dante è una regista che vive più di teatro che di cinema, e si vede in ogni frammento della pellicola: atteggiamenti, movimenti, battute, scenografie urlano amore verso il palcoscenico.
La storia racconta che in un complesso fatiscente di baracche a ridosso sul mare, un gruppo di prostitute conducono una vita degradata insieme ad Arturo, un ragazzo con disturbi psichici e fisici. Il padre di Arturo, nonché protettore-padrone delle prostitute, Polifemo, ha ucciso a botte la madre di suo figlio e sembra voler fare lo stesso ad Arturo. Le donne, cercheranno in qualche modo di aiutare il ragazzo.
Il gruppo di attori e attrici e, probabilmente per mia colpa, a me sconosciuto, ma sono tutti bravi e magistralmente diretti in quel che a tutti gli effetti sembra una pièce teatrale.
Se vogliamo trovare un difetto al film è che la regista, forse, è troppo esplicita in alcune scene, diventa veramente troppo forte.
La fotografia e la scenografia meritano una menzione particolare, in quanto è parte integrante del racconto del film: è un racconto nel racconto.
Da sottolineare la prova di Simone Zambelli, il protagonista che è muto per tutto il tempo, ma parla con gli occhi fino all’ultimo secondo del film.
Il finale si divide in due parti, nella prima parte è molto teatrale nelle movenze e nei dialoghi; nella seconda parte, la commozione (termine che non uso di frequente) prende il sopravento.
Misericordia è un film che ha bisogno di essere aspettato, di non essere troppo frettolosi (anche se dura un’ora e mezza in tutto).
Quell’angolo di cinema dove troviamo questi film, quell’angolo del mondo dove troviamo queste persone abbandonate da tutti, è qui, dietro questa via, dobbiamo solo avere il coraggio di andarlo a scoprire
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