Regia di Emma Dante vedi scheda film
Un film grande, come la sua regista
Incontrare Emma Dante dopo aver visto Misericordia, il suo ultimo film presente alla Festa del Cinema di Roma ’23, è entrare nelle fibre più intime del suo mondo di donna e grande regista, di teatro e di cinema.
Misericordia, Le sorelle Macaluso, tutti i suoi lavori al cinema e a teatro parlano degli ultimi, di quei derelitti che, se mai viene in mente di pensare, si pensano a distanza.
Lei risponde allo spettatore che le chiede perché loro.
“Perché mi sono più simpatici di quelli che stanno bene”.
Ed è tutto, senza voli pindarici nè retorica, che Emma aborrisce.
La Sicilia dei poveri, senza un cencio di santo che si ricordi di loro.
Eppure Avrai di Baglioni, sparata in finale fino ai titoli di coda, dove resta solo il rumore del mare, è la certezza di un futuro, chissà come e chissà quando, ma ci sarà.
https://www.youtube.com/watch?v=0mZQOKH1Gp8
A quel punto le favole, al cinema, a teatro, nei libri, devono finire, come Pinocchio, dice Emma, quando diventa bambino è l’ultima pagina del libro.
Arturo (citazione da Elsa Morante, lo conferma la regista) è un giovane mai cresciuto, corre nudo saltellando come un uccello fra l’immondizia di quel borgo di catapecchie, chiuso in un’insenatura del mare di Erice, riserva naturale che ha fatto da set, a ridosso di una falesia minacciosa, davanti al mare cristallino di Sicilia.
Borgo di prostitute, omaccioni e bambinetti vocianti, Arturo è la loro mascotte, adottato da tre madri più la pecora che l’ha assistito quando, neonato urlante, era abbandonato nel cavo della roccia.
Femminicidio, non poteva mancare, è la scena di apertura, quindi niente spoiler.
La madre in fondo al mare e venti anni dopo il bambino Arturo, cervello compromesso dai colpi del padre sulla pancia della donna.
Un film durissimo, certo a molte anime belle non piacerà, un film pieno di amore.
Il mare ribolle e invade le case, dietro la tenda all’uncinetto si fa sesso, davanti la fila di uomini aspetta scolando birra, le bambine vestono abiti di tulle da fata, il padre giura che prima o poi ucciderà quel disgraziato aborto di natura.
Eppure si arriva alla fine con una strana dolcezza addosso, l’innocente purezza di Arturo, quel piccolo progresso che fa non sbrodolandosi addosso il latte e, infine, la prima parola che pronuncia “Mamma”, quando l’auto di Misericordia lo porta via, sono cose che non si dimenticano.
La quarta madre è la natura che tuona e brontola quando Arturo corre pericoli, la roccia si sgretola e pare crollare tutta sulle catapecchie. Ma il mare accoglie, placenta che avvolge e purifica.
La performance di Simone Zambelli è eccezionale. Ballerino scoperto a teatro da Emma, il pubblico si chiede se nella vita sia normodotato, tanto è convincente la sua recitazione. Ma tutto il cast è eccezionale, l’ambientazione, la musica curata molto da Emma che, a chi le chiede cosa preferisce, cinema, scrittura, teatro, confessa di essere un’ottima DJ.
“Se vi è piaciuto dopo il 16 novembre fate venire i vostri amici e se non vi è piaciuto consigliatelo ai nemici”.
E’il suo saluto sorridente.
www.paoladigiuseppe.it
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