Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Un regista secondo me sopravvalutato che però in questo caso ha realizzato un film che ho trovato bello e coinvolgente.
Premesso che non amo Almodovar, più che altro lo considero si un regista con delle qualità, ma sopravvalutato rispetto ai suoi reali meriti.
Detto questo, tra i suoi film che ho visto finora questo lo considero senz'altro il migliore (e mi ha fatto venir voglia di vedermi quelli che non ho ancora visto).
Un tema, anzi diversi temi, non facili, affrontati con la giusta delicatezza ma anche con realismo, senza eccedere né in un senso nè nell'altro, rendendo plausibili, nonostante siano apparentemente irrealistici, anche tutti gli incontri casuali che poi legheranno le storie dei vari personaggi e che si ripetono lungo l'arco della narrazione.
Una buona recitazione ed un ritratto che va nel profondo dei personaggi, soprattutto i due protagonisti maschili con le loro differenze ed affinità, una storia di una amicizia che in poco tempo diventa molto profonda e dei vari modi di amare.
Un cruccio, più che altro un dubbio, lo stupro (perchè "è" uno stupro) e la naturale empatia che si prova per il personaggio di Benigno, non vorrei che, ad occhi e orecchie "deboli" o peggio, suonino come una giustificazione delle violenze sessuali in genere, piuttosto che una vicenda che va vista sotto la lente di una narrazione artistica, un po' come Lolita lo è stata per i pedofili.
Piccole annotazioni musicali: bellissima la scelta dell'aria di Purcell per la coreografia iniziale di Pina Bausch, poi la chicca e l'idea di un Veloso, famoso cantante brasiliano, che interpreta se stesso e che, invece di un pezzo di bossa nova, canta in Spagna nella villa di Almodovar una canzone messicana, la considero caruccia assai.
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