Regia di Simon Wells vedi scheda film
Solo il nipote regista di H.G.Wells poteva permettersi di cambiare in positivo il finale de La macchina del tempo. Un ottimo film con un grande messaggio.
Solo un regista nipote di H.G.Wells poteva volgere in positivo il finale de La macchina del tempo del 1894 capolavoro della letteratura di fantascienza.
Tre secoli differenti ci separano dal romanzo, pessimista sul genere umano, sulle sopraffazioni sociali, ma profetico delle rivoluzioni che di lì a poco si sarebbero abbattute - con ben due guerre mondiali.
Il messaggio del discendente, il regista Simon Wells è invece la capacità del genere umano di un'armoniosa integrazione.
Questo ad esempio stanno a sottolineare gli interpreti neri per personaggi chiave, come il bibliotecario Vox l'unità fotonica virtuale, interpretato da un magnetico Orlando Jones, e della fidanzata nell'anno 802701 d.C., Samantha Mumba.
I biechi Morlocchi saranno sconfitti e gli inetti Eloi recupereranno l'umanità, cioè la capacità di lottare con le proprie forze.
Il desiderio di controllare il nostro destino è la chiave di lettura della Macchina del Tempo, sembra spiegare il perfido quanto affascinante capo dei Morlocchi al protagonista viaggiatore nel tempo.
Ma se il passato non può essere cambiato - e noi ne siamo un travagliato frutto - resta ancora solo in noi il potere di cambiare il futuro.
Un degno messaggio del WELLS del XXI secolo.
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