Regia di Simon Wells vedi scheda film
Più di 40 anni dopo "The Time Machine" di George Pal giunge un remake, anch'esso tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore socialista di Fantascienza H.G. Wells e diretto (tranne gli ultimi 18 giorni di riprese in cui, per 'estremo esaurimento', venne sostituito da Gore Verbinski, ringraziato nei titoli) dal suo pronipote Simon Wells, qui al suo debutto registico in live action dopo 4 lungometraggi animati (anche se in "Balto" già assistevamo a riprese dal vivo).
Non avendo ancora letto il libro di partenza (trasposto almeno altre 3 volte sul finire degli anni '70) non posso stabilire se e quanto questa finora (per quel che ne so) ultima versione cinematografica sia più o meno fedele rispetto a quella del '60, ma posso operare dei confronti direttamente tra le due pellicole. In quest'ottica si nota l'influenza, estetica, dell'opera di Pal su quella di Simon Wells, in particolare nell'immagine della macchina del tempo, ma poi le differenze mi sono sembrate (molto) più numerose rispetto alle analogie, soprattutto nelle scelte narrative. Innanzitutto, qui il protagonista torna, brevemente, nel proprio passato, per cercare di salvare la donna amata, inserendo così una motivazione più personale alla propria ossessione per il viaggio nel tempo. Si rinuncia, poi, a farlo interagire con la 'zona d'intersezione temporale' tra il futuro per il personaggio principale (e presumibilmente anche del romanzo) e il passato di chi ha realizzato il film, puntando per due squarci negli anni '30 del 2000 e poi concentrarsi sul post-apocalittico 802,701, dove le differenze 'particolari' continuano (specialmente grazie alla presenza di un'intelligenza artificiale sopravvissuta al 2037 e mostrando un 'leader' dei Morloch, ma anche l'estetica e la cultura sociale del villaggio Eloi è molto differente) mantenendo però a mio avviso una maggiore similitudine sostanziale, specialmente nell'epilogo. Manca anche la cornice in cui il protagonista narra le proprie peripezie ad amici vari, ma era inevitabile vista la scelta del movente sentimentale.
Soggettivamente parlando, credo di aver trovato più 'convenzionale' il film di Simon Wells rispetto a quello di George Pal, avvertendo sul finale un sottile ma fastidioso sospetto di 'white saviorism', trovando un po' 'forzate' certe svolte 'action-narrative' e un po' invasiva in certi punti la colonna sonora. Comunque anche questa versione 'd'inizio millennio' di "The Time Machine" è, secondo me, molto interessante, soprattutto nel suo trattare, proiettandoli nel futuro (ma con un gusto 'retro'), le preoccupazioni del presente: se negli anni '60 la prospettiva di una guerra totale era l'incubo collettivo per eccellenza, nei primi anni del nuovo secolo le conseguenze imprevedibilmente nefaste dell'industrialismo umano sulla sua stessa sopravvivenza vengono declinate, 'apocalitticamente', con una distruzione della Luna e, 'post-apocalitticamente', con la rappresentazione della civiltà Morloch come una re-invenzione 'barbarizzata' della società capitalistica, appunto, industriale.
Insomma, "The Time Machine" di Simon Wells non è certo un capolavoro imprescindibile della Fantascienza, ma nel complesso funziona per la nostra epoca così come il film di Pal funzionava per la propria.
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