Regia di Ambra Principato vedi scheda film
Esordio veramente interessante che si incasella nell'ambito del "gotico rurale". Dal cinema horror made in Italy arrivano segnali che lasciano ben sperare.
“Se incontri il lupo, prendilo per fratello, perché egli conosce la foresta”
Nel 1813 uno sperduto borgo dell'Italia centrale è fatto oggetto degli attacchi di una bestia misteriosa che massacra i capi di bestiame con ferocia inusuale: i sospetti cadono, come in una classica favola, sul lupo, ma il fatto che degli animali uccisi venga risparmiata la carne per nutrirsi solo del loro sangue fa pensare a una creatura soprannaturale. Ben presto gli attacchi passeranno agli esseri umani generando il terrore fra i poveri contadini, mentre il nobile che sovrintende la zona, nonostante una incrollabile (apparentemente) fiducia nella scienza ed un conseguente rifiuto delle superstizioni, non riesce a gestire la situazione. Gli accadimenti successivi saranno devastanti per la piccola comunità.
Esordio davvero convincente della regista Ambra Principato questo “Hai mai avuto paura?”, liberamente tratto da un romanzo di Michele Mari, "Io venia pien d'angoscia a rimirarti", con il quale offre al pubblico una storia tratteggiata con i cupi colori del gotico.
Diversi sono gli elementi interessanti che spiccano in questa opera prima, a partire dai risvolti letterari: il protagonista è un giovane introverso e studioso di nome Giacomo (Justin Korovkin, già visto nell'ottimo The Nest di Roberto De Feo), oppresso da un padre autoritario e da una madre bigotta fino all'autolesionismo,e timidamente innamorato di una giovane e bella contadina, Silvia; insomma tutto sembra portare al Leopardi, tutto ad eccezione del nome del padre, Gustavo anziché Monaldo.
Compagni di giochi del giovane solitario sono i due fratelli più piccoli, Orazio e Pilla, ed in particolare il primo svolge il ruolo del comprimario, rivelandosi attento osservatore di una serie di eventi che lo atteriranno ma non gli impediranno di cercare una risposta nei cupi anfratti del palazzo di famiglia, scoprendo sia un quadro tanto enigmatico quanto spaventoso (ma che sparirà senza lasciare traccia) sia un vetusto libro che pare ricondurre a una antica maledizione. Il piccolo sarà testimone di una serie di circostanze che lo porteranno persino a dubitare del fratello.
Altro elementi meritevole di attenzione è l'ambientazione rurale, che riporta lo spettatore più attento a quel tipo particolare di gotico di casa nostra che predilige storie in contesti di campi e boschi, sovente avvolti dalla nebbia. Un gotico sia letterario (Eraldo Baldini su tutti, non si può non citare il suo “Gotico Rurale”) che cinematografico: e qui il nome che è impossibile non ricordare è quello del maestro Pupi Avati. Certe atmosfere di questa pellicola rimandano a opere del regista bolognese come L'Arcano Incantatore o il più recente Il Signor Diavolo.
Ritornando a Baldini, allo scrittore romagnolo rubiamo proprio il termine “gotico rurale” per designare quest'opera della Principato, una ruralità che si esprime, come detto sopra nelle location, ma anche nei personaggi secondari, fra i quali spicca Scajaccia (uno strepitoso Mirko Frezza, a parere di chi scrive il migliore del cast), zingaro eretico cacciatore di lupi ma non solo. Scajaccia è un personaggio sgradevole, uno che pare sapere molto più di quanto racconti, le morti misteriose per dissanguamento non sembrano scatenare in lui i turbamenti dei poveri villici, piuttosto i suoi atteggiamenti lasciano trasparire una certa familiarità con l'origine di quella malvagità.
Altro personaggio rilevante è quello della madre di Giacomo, Adelaide, donna travolta da un fanatismo religioso che la porta ad abbandonarsi ad atti di autoflagellazione, i quali lasciano però trasparire un gusto per il masochismo che rasenta il piacere dei sensi.
Adelaide rigida e impettita che nega ai figli ogni gioia pare nascondere una doppia anima che traspare nei gemiti con cui accompagna le sue frustate. Di contro il marito Gustavo è un razionalista figlio dell'epoca dei lumi, crede nella scienza e rifugge le superstizioni. Tuttavia alla fine, di fronte a una serie di eventi inspiegabili con i parametri della ragione, anche lui si abbandonerà alla paura.
In effetti alla fine quella paura citata nel titolo (e non a caso) è la vera grande protagonista, la paura che si prova di un fronte a una entità malvagia assolutamente inclassificabile, un mostro che sembra prendere forma solo nei disegni del piccolo Orazio o nelle figure del libro da lui scovato nella biblioteca di famiglia, o ancora nel quadro enigmatico e terribile che sparisce subito dopo essere stato visto, un mostro che però non appare in tutto il film, eccetto che nella raggelante inquadratura finale.
Veramente un ottimo esordio, attendiamo Ambra Principato alla prossima prova.
“Hai mai avuto paura? E' la più antica e intensa delle emozioni”.
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