Regia di YouNuts! vedi scheda film
Un ragazzino timido e inoffensivo, puntualmente bullizzato, è segretamente innamorato di una coetanea che neppure sa che lui esiste. Come fare per rendersi attraente ai suoi occhi e al contempo liberarsi dei bulli? La risposta – a basso costo – è una sola: prendere lezioni di kung fu da uno squinternato ex attore di b-movies sulle arti marziali.
Impressionante. È davvero impressionante la rapidità con cui gli Younuts! (vale a dire i videomaker Antonio Usbergo e Niccolò Celaia) riescono a passare da un progetto cinematografico all'altro, realizzando mediamente un film all'anno dal 2020 e, ciò che maggiormente conta, licenziando puntualmente delle operine destinate a finire anzitempo nel dimenticatoio. Dispiace solamente per quel remake/sequel di Altrimenti ci arrabbiamo! (identico titolo, ma senza il punto esclamativo in fondo) sfornato nel 2021, il film girato con più cura e probabilmente anche più budget, che avrebbe meritato senz'altro maggiore attenzione; quanto a questo Grosso guaio all'Esquilino – La leggenda del kung fu, di buono da rilevare c'è poco. I mezzi sono limitati, le riprese frettolose, la storia inconsistente, la recitazione spesso trasandata; l'idea inoltre di mettere Lillo (Pasquale Petrolo) al centro di una pellicola e solo al comando della stessa, purtroppo, si è già dimostrata come sbagliata: la fama recentemente conquistata dall'attore romano grazie a Lol – Chi ride è fuori non è sufficiente a fargli reggere sulle spalle un intero film, quantomeno di questo calibro. Specie se poi gli altri attori principali sono giovani e inesperti, mentre gli unici due nomi degni di nota (Carolina Crescentini e Giorgio Colangeli) sono destinati a ruoli di contorno. Se una buona parola si vuole spendere, infine, si può quantomeno notare l'operazione di recupero che gli Younuts! perseguono fin dagli esordi, andando a pescare citazioni e situazioni dal cinema di genere (e dintorni) che fu: dalla commedia balneare anni '80 ripescata in Riccione (2020) alle allegre scazzottate firmate Bud Spencer e Terence Hill del già citato Altrimenti ci arrabbiamo, fino a questo Grosso guaio all'Esquilino che affonda le sue radici nelle pellicole di arti marziali di mezzo secolo circa precedenti , ma anche nella fortunata serie del Ragazzo dal kimono d'oro (fine anni Ottanta, primi Novanta) – virando il tutto al ridanciano, beninteso. Da un'idea di Alessandro Logli: soggetto dello stesso Logli, di Simonetta Greco e di Filippo Barbagallo; sceneggiatura di questi ultimi tre in collaborazione con Tommaso Renzoni. 2/10.
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