Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film
“Enea” parte con un dialogo a due tra Valentino e Marina (la bella sorpresa Giorgio Quarzo Guarascio e Chiara Noschese) intimo e quasi incantato, incanto spezzato dall’ingresso in scena di Enea. Marina è la madre di Enea, fa la conduttrice di talk-show letterari, Celeste è il padre psicanalista, Brenno il fratello minore problematico. Se Valentino è appena diventato pilota di aerei da granturismo, Enea ha un ristorante di sushi. Entrambi in realtà sono due abili spacciatori per conto terzi, frequentano un prestigioso circolo canottieri del Tevere. Valentino ha una madre malata di alzheimer e una passione per il canto (Spiagge di Renato Zero), Enea si innamora di Eva e possiede il gusto di provocare oltre che una buona dose di narcisismo e ambizione. Un nuovo carico di coca da smerciare modifica per sempre le loro consuetudini.
“Enea” o forse sarebbe stato meglio intitolarlo Icaro perché vola alto e rischia di bruciare spesso le ali di cera al sole, per due terzi risulta un pastrocchio pretenzioso e al limite dell’irritante. Quando il loro protettore Giordano subisce un agguato la pellicola decolla e le vicende familiari cominciano a prendere gusto e ritmo, come la narrazione. Marina confessa l’odio per il suo mestiere e per l’ambiente ipocrita. Celeste rompe gli specchi dunque sfoga la rabbia nascosta. Il poeta Oreste Dicembre è un boss insospettabile che dall’alto del ventiquattresimo piano di uno skyline domina e controlla tutto. Il rapporto tra gli ambiziosi predatori Enea e Valentino viene definitivamente minato. Ognuno la risolve secondo i propri stilemi. Valentino, dalla spiccata sensibilità, si immola con l’amata madre. Enea va fino in fondo al personaggio artefatto: sorride e va avanti come preconizzato dalla sua Eva.
Pietro Castellitto scrive e dirige una satira cianotica sul piccolo mondo borghese romano che conosce. Ritrae caratteri doppi, fa una morale sulla famiglia contemporanea a pezzi. Esercita uno stile di ripresa, montaggio e inserti canzone ispirato ad autori di alta caratura: Nicolas Winding Refn e Boong Joon-Ho. Castellitto dialoghista filosofeggia sulla ricerca del potere (l’esempio Dicembre, interpretato benissimo dall’irriconoscibile stand-up comedy Giorgio Montanini) e della potenza (quella coltivata dai due amici sui generis e di una nuova generazione). Ecco, di quest’opera seconda incompiuta restano alcuni flash: il dialogo prima di morire di Giordano (l’inquietante Adamo Dionisi), le lacrime sincere di Chiara Noschese, il volto Bertolucciano di Quarzo Guarascio, la sigaretta di Cesare Castellitto.
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