Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film
Enea è un ragazzo appartenente all'alta borghesia romana. Il padre, affermato psicologo, e la madre, critica letteraria, hanno consentito l'inserimento del giovane all'interno di cerchie ristrette ed elitarie; il benessere economico dei genitori ha reso possibili ad Enea investimenti in locali, i quali rendono sia economicamente sia socialmente. Ad Enea non basta; insieme all'inseparabile ed introverso amico Valentino è entrato in un giro di spaccio di cocaina, tanto remunerativo, quanto pericoloso. Il giovane Pietro Castellitto, "figlio d'arte", dirige il film "Enea" e ne interpreta il personaggio principale, protagonista di un'avventura umana e criminale dalle conclusioni tragiche. Il ragazzo, grazie alla propria posizione sociale, ha davanti a sè molte porte aperte. Denaro chiama denaro; una buona capacità di relazionarsi gli frutta la costituzione di una rete di conoscenze, che egli utilizza per promuovere le sue attività, la principale delle quali non è legale e men che meno etica. Ma chi è in grado di impartirgli insegnamenti a tal proposito ? Non la famiglia; il papà, valente psicologo, a casa è apatico, inerte, incapace di gestire la conflittualità con la quale il fratello minore di Enea, Brenno, gestisce i rapporti interpersonali; la madre è più interessata alla sua serra tropicale, allo yoga, alle tecniche di meditazione, che alla sorte dei figli. Non la cerchia degli amici dei genitori, personaggi benestanti abituati a ritrovarsi nei periodi delle "feste comandate" per raccontare aneddoti del passato, all'apparenza estremamente lontani dai problemi del popolo. Le lezioni che segnano la vita del protagonista giungono apprendendo delle scelte compiute dall'inseparabile Valentino, il quale prova per Enea un sentimento che va oltre l'amicizia e, nauseato da una, seppur breve, vita di delusioni, affetto da un inguaribile "mal di vivere", sceglie di immolarsi in un estremo sacrificio, ritenendo di poter così garantire una possibilità di salvezza per il compagno di vita; giungono dai criminali che frequenta - esempio, Giordano - a suo modo più umani di molti altri appartenenti al quel mondo di ipocrisie e falsa felicità dal quale proviene; giunge dalla fidanzata Eva, la quale si mostra consapevole della doppia natura di Enea e, nonostante ciò, sceglie di rimanere al suo fianco. Pietro Castellitto offre un'interpretazione convincente del protagonista. Battuta sempre pronta, espressività tipicamente "romana", una sicurezza sfrontata, l'incoscienza tipica della giovinezza ne caratterizzano parole, movenze, azioni. Non ha alcun bisogno di delinquere per vivere nell'agiatezza; lo fa per "mordere la vita", emergere da quella staticità alto-borghese della quale è oltre misura nauseato. Condivide con persone altrettanto "vive" tali esperienze. E scopre che nel suo ambiente elitario anche altri sono lupi, benchè travestiti da agnelli. Il compagno di avventura, Valentino, è interpretato da Giorgio Quarzo Guarascio. I genitori sono interpretati da Sergio Castellitto e Chiara Noschese. I loro personaggi sono in grado di rivelare un'umanità inaspettata; in alcune sequenze, palesano il loro dolore per la sorte di Enea; ammettono la loro inadeguatezza. In epilogo, potrebbero anche dirsi felici ... Completano il cast un altro membro della famiglia Castellitto, Cesare, nel ruolo di Brenno; Giogio Montanini (lo scrittore Oreste Dicembre); Benedetta Porcaroli (Eva, la fidanzata di Enea); Adamo Dionisi, convincente nei panni del criminale Giordano. Il ritmo è decisamente sostenuto; diversi colpi di scena sostengono la tensione. La tragedia, che sembra sempre più vicina, poichè connessa allo spirito spericolato con il quale Enea affronta la vita, infine, si materializza. Tale epilogo, spiazza. Quanto accade risponde ad una recondita volontà del protagonista, oppure è un tragico scherzo del destino, avendo comunque egli, anche grazie alle "lezioni" apprese nel recente passato, scelto di cambiar vita ? Gradevoli le ambientazioni; feste scatenate, risse, esplosioni di energia, un edonismo sfrenato caratterizzano la vita dei rampolli di famiglie benestanti, i cui membri maturi preferiscono riunirsi, ben vestiti, a parlare, forbitamente ... del nulla. La critica del mondo borghese non è una novità; Pietro Castellitto la esprime con efficacia, evidenziando il contrasto tra la fallimentare staticità dello stesso - si vive di "rendite di posizione" - e l'irrefrenabile desiderio di vivere di alcuni suoi figli, i quali anzitempo "capiscono il gioco" e non si piegano alle sue regole. Il giovane Castellitto, a mio parere, ha fatto un buon lavoro, sia come regista, sia come attore, proseguendo il percorso degli "studi sociali" intrapreso con "I Predatori". Pur sussistendo ampio margine di miglioramento, posso scrivere di aver apprezzato il film !
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta