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Enea

Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film

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La recensione su Enea

di Andreotti_Ciro
5 stelle

Pietro Castellitto arriva alla sua seconda regia narrando una vicenda che rispetto a i Predatori (id.; 2020) perde tutta l’ironia che le faceva da substrato. In quel caso si vedevano opposte due famiglie e un intreccio che probabilmente aveva nell’eccesso di dettagli, personaggi e situazioni surreali, l’anello debole di un film che comunque scorreva veloce verso un finale a sorpresa. In tal caso il nichilismo imbevuto di Pariolismo, nel quale s’immergono i due protagonisti; lo stesso Castellitto e Giorgio Quarzo Guarascio, meglio noto con il nickname hip-hop: Tutti Fenomeni, è frutto sia del seguito della precedente pellicola, ma anche del primo romanzo scritto dal regista: Gli Iperborei(ed. Bompiani; 2021), presentato in concorso al Premio Strega 2022. E se il mondo corrotto delle famiglie protagoniste del primo film si muoveva sullo sfondo di una Roma affetta da decadentismo, Enea è invece sia la causa sia il frutto malato di quel decadentismo e di un ambiente pieno di privilegi e disperazione, visto attraverso gli occhi delle disperazioni di ogni membro della sua famiglia: Brenno, il fratello sedicenne, che non riesce a dormire se non con i genitori e che preferisce evitare le aule scolastiche. Celeste, il padre psichiatra capace di assistere altri adolescenti ma non il figlio, e Marina, la madre anchorwoman che odia il proprio lavoro e i suoi colleghi. Fino a Valentino, l'amico di sempre con una grave storia di depressione famigliare alle spalle. Tutti quanti rinchiusi nel proprio mondo inscalfibile.

 

Castellitto cerca con la pellicola di rifare una versione decisamente più decadente de La grande bellezza (id.; 2013) imbevendola di sfondi Romani, feste private, aforismi frutto di citazioni e teorie fuoriuscite dalle labbra di ogni personaggio, facendo virare la narrazione da una (pseudo) pellicola generazionale a una deriva da film d'azione nel momento in cui appare la possibilità per Valentino ed Enea di cambiare la loro esistenza grazie al traffico di stupefacenti, senza però trovare una chiave di lettura finale per un film che mette ancora una volta troppa carne al fuoco, a fronte di ottime interpretazioni da parte di ciascun protagonista, con una particolare citazione per Adamo Dionisi, nel ruolo di un narcotrafficante pieno di buon senso.

 

Apprezzabile quindi il tentativo del regista di portare in scena una nuova sceneggiatura originale che vorrebbe probabilmente rappresentare non le nuove generazioni, ma un loro spaccato pieno di privilegi. Ma date le capacità già intraviste nel giovane Castellitto ci aspettiamo da lui, per il futuro, qualche cosa di maggiormente sviscerato e molto più centrato.

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