Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film
Enea (Castellitto) è il rampollo di una famiglia dell'upperclass (padre psicoterapeuta, madre conduttrice di programmi culturali in televisione) che vive a Roma Nord, passa molto tempo al circolo di tennis (dove conosce la sua fidanzatina, interpretata da una Benedetta Porcaroli che non va oltre la pura tappezzeria) e gestisce un ristorante di sushi. Con l'amico Valentino (Guarascio), che ha da poco preso il brevetto come pilota d'aereo (dettaglio non secondario), decide di mettersi in affari con un malavitoso (Dionisi) per gestire un'enorme partita di cocaina. Ma tra chi indaga e chi cerca i soldi di quell'operazione criminale, a Enea e Valentino la situazione sfuggirà di mano.
Cosa aspettarsi dal figlio di Sergio Castellitto (qui, insieme all'altro figlio Cesare, al servizio di un cinema clanico) e della più miracolata delle nostre scrittrici (Margaret Mazzantini), ossia da uno capace di dire che crescere negli smisurati agi di Roma Nord è stato il suo Vietnam? Una dichiarazione improvvida dalla quale trapela tutta la hybris del rampollo della Roma bene, il cui lancio del film - oltre all'abbondante copertura pubblicitaria in televisione - ha riempito l'intera facciata in rifacimento di Piazzale Flaminio, con lo slogan "la vita non dura tutta la vita; dura finché sei giovane" (giusto per mettere di buon umore un paese di vecchi). Come nel precedente, ben più riuscito I predatori, Castellitto junior punta assai più sull'effetto, sullo spiazzamento dello spettatore, sull'eccesso che non sui contenuti e sulla trama (dietro, in produzione, c'è quell'altro miracolato di Luca Guadagnino). Il suo è un cinema modernissimo e decadente allo stesso tempo, con alcuni guizzi e tantissimo parlarsi addosso, per apoftegmi continui. Un cinema violento e urticante (qui ci sono anche un paio di bestemmie chiare chiare, per quelli che apprezzano), autoreferenziale e terapeutico (Castellitto non disdegna di farsi riprendere quasi sempre di profilo, con la proboscide in grande evidenza insieme agli occhi cerulei da batrace assonnato e gli airpods nelle orecchie), alla ricerca costante dell'artificio. Un cinema che si può permettere giusto chi è cresciuto nell'agio più assoluto, con tantissimo denaro e nomi illustri che ti parano il culo. Il suo Vietnam, appunto…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta