Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Comincia con un avvertimento in cui forse sta il succo della storia: non si può comparare chi uccide per legittima difesa a chi uccide per lucro. A formulare tale tesi è il criminologo Richard (nell’edizione italiana diventato Riccardo) Wanley, sereno padre di famiglia che saluta la propria famiglia diretta alla villeggiatura. Le tentazioni dell’uomo solo non si fanno attendere: ecco che gli capita di ammirare un ritratto raffigurante una splendida donna, che si materializza accanto a lui di lì a poco. Se ne vanno a casa di lei, dove ad un tratto sopraggiunge un omone geloso che tenta di strangolare Riccardo. Grazie all’intervento della donna, il professore riesce ad uccidere l’aggressore. Come liberarsene del cadavere? Quando tutto sembra placido, dubbi e sospetti affiorano a poco a poco, e mettiamoci pure il ricatto di un losco figuro fino alla sorpresa finale.
Un noir cerebrale che indaga nei territori più oscuri e misteriosi della mente umana. Si incontrano tutti gli stati d’animo che affliggono il povero cristo ritrovatosi in una situazione più grande di lui: paura, paranoia, superficialità dovuta alla non esperienza, distrazione. È come se la vicenda mettesse alla prova il pover’uomo che ogni giorno si destreggia tra omicidi e menti assassine: cosa faresti tu al suo posto? Edward G. Robinson lo interpreta con straordinaria efficacia, velandolo di molte sfumature che ne accentuano il lato più profondo del carattere. Fritz Lang ci mette del suo, arricchendo il dramma, già teso di suo per sceneggiatura, con invenzioni visive di notevole spessore (la donna che compare dal ritratto è emblematica). E il finale, che non vi rivelerò neanche sotto tortura, può apparire inconcludente, ma è invece la risoluzione più consona, la giusta chiusura del cerchio. Ha anche un’ironia di fondo molto cinica e nera. Come Sono inncocente è un film sulle passioni pericolose.
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