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Confidenza

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Confidenza

di mm40
5 stelle

Pietro insegna italiano, Teresa è una sua studentessa. Non è grande la differenza di età, tanto che non appena lei si diploma scocca la scintilla tra i due. È lui a convincerla a studiare matematica, è lei a convincerlo a portare avanti una relazione seria. Ma una sera, per gioco, i due si scambiano una confessione segreta a vicenda; quella di lui è tanto terribile da spingere Teresa a lasciarlo. Emigrerà poi a Boston, diventando una matematica di fama mondiale, e anni dopo sarà la figlia di Pietro, nel frattempo divenuto un divulgatore pedagogico di una certa notorietà, a richiamarla in Italia per una cerimonia al Quirinale in cui Pietro riceverà un'importante onorificenza.


Confidenza: quel sentimento che si prova con una persona intima; quella che si fa a qualcuno con cui ci si sente totalmente a proprio agio; e per finire c'è la sfumatura della confidence inglese, la fiducia, in sé stessi o negli altri. Tutto questo è al centro, sia pure posizionato in un angolo remoto della storia, di questa pellicola di Daniele Luchetti, tratta dal romanzo omonimo di Domenico Starnone con una sceneggiatura di Luchetti e di Francesco Piccolo. Un angolo remoto, un riparo dal mondo, una fortezza in apparenza inespugnabile è anche la relazione amorosa tra Pietro e Teresa; Teresa, che pure tanto aveva fatto per innalzarla, distruggerà di colpo quella fortezza – ma le macerie continueranno a vivere nel cuore e nella mente di entrambi, perseguitando a vita Pietro per quell'eccesso di confidenza. La normalità del mostro prende il sopravvento nella trama, ma l'idea della malintesa confidenza permane in sottotraccia fino a un febbricitante finale nel quale le visioni, le paure e le fantasie del protagonista si mescolano dando vita a un turbine di emozioni francamente estenuante per lo spettatore: da un certo punto in avanti del film – ecco la sua pecca principale – è realmente complicato capire cosa sia reale e cosa no. E allo stesso tempo la mostruosità di Pietro (un Elio Germano ineccepibile – ma c'erano dubbi?) va pian piano scolorandosi, lasciandone il ritratto confuso di un essere umano miserabile e smarrito, da carnefice reso preda. Un minimo di linearità narrativa in più, di coraggio nel percorrere soluzioni più forti (fors'anche più banali, d'altronde), probabilmente avrebbe aiutato; sulla confezione curatissima pesa l'handicap di una colonna sonora quasi sempre fuori posto, ingombrante talvolta e in altri momenti addirittura fuorviante: ma è di Thom Yorke e quindi amen. Un poker di donne (Vittoria Puccini, Federica Rosellini, Isabella Ferrari e Pilar Fogliati) compone la rimanente parte centrale del cast. 5,5/10.

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