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Confidenza

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Confidenza

di maghella
8 stelle

Inizi anni ‘80, aula di un liceo della periferia di Roma, un professore tiene una lezione sull’amore; coinvolge i suoi studenti di 5° facendogli raccontare quali siano le loro emozioni riguardo questo sentimento universale. Le parole Amore e Paura vengono scritte sulla lavagna: divise da una linea di gesso, sotto vengono scritte le definizioni degli alunni. Questo è l’incipit della storia, il professore è Pietro Vella (Elio Germano) e tra i suoi alunni c’è Teresa (Federica Rosellini), la più brava della classe, che pende visibilmente dalle sue labbra.

Dopo il diploma, professore e alunna si perdono di vista per 2 anni. Informato che Teresa ha interrotto gli studi universitari per fare la cameriera, Pietro la va a cercare sul posto di lavoro per convincerla a riprendere i corsi. Iniziano una relazione, dopo che Teresa gli confessa di essere sempre stata innamorata di lui.

Elio Germano

Confidenza (2024): Elio Germano

Teresa è una ragazza indipendente e passionale, ama la matematica e per lei le relazioni sentimentali devono essere come delle equazioni in cui i dati non vengono nascosti, per poter arrivare a dei risultati reali. Pietro è apparentemente più semplice, molto amato dai suoi studenti, utilizza un metodo di insegnamento innovativo, la pedagogia dell’affetto, per entrare in empatia con i ragazzi.

Teresa si laurea in matematica a pieni voti, ma non è una vita convenzionale quella che vuole con Pietro, da lui pretende una sorta di sigillo che renda la loro unione definitiva: la rivelazione, da parte di entrambi, di un segreto che fino ad allora non sia stato rivelato a nessuno.

Dopo una prima resistenza e dopo aver ascoltato il segreto di Teresa, Pietro sussurra all’orecchio della ragazza il suo. 

In seguito a questa rivelazione niente sarà come prima. Teresa rimane sconvolta da quello che viene a sapere su Pietro e lo lascia, ma i 2 rimarranno legati da questa terribile confidenza per tutta la loro vita.

Siamo lontani anni luce da “La Scuola”-1995 (esattamente 29) ma è sempre l’ambiente scolastico quello che il bravo regista Daniele Luchetti ci racconta, anche se in questo caso l’ambientazione è un pretesto per arrivare nelle “aule” più oscure dell’animo umano.

Il film comincia dalla fine della storia, in cui Pietro è un pensionato, un nonno che si affaccia alla finestra per mettere fine ai suoi giorni, da questo momento in poi il racconto altalena tra passato e presente in cui il professore vive la sua storia con Teresa e con le altre donne della sua vita, sempre in bilico tra il tracollo psichico e il successo professionale.

Elio Germano

Confidenza (2024): Elio Germano

L’ambiguità è la vera protagonista del film. Tutti i personaggi sono ambigui, anche la figlia da piccola lo è. L’ambiguità dei protagonisti nasce dal fatto che custodiscono un segreto, e aumenta nel momento in cui lo condividono; il fatto che allo spettatore non è dato di conoscerlo lo mette in una posizione di continua incertezza rispetto allo svolgimento della storia. Questa incertezza diventa panico sia nello spettatore (in me per lo meno) che in Pietro, via via che la sua vita va avanti. La paura che Teresa possa dire a qualcuno il segreto che gli ha raccontato anni prima, lo paralizza, gli fa desiderare la sua morte, lo fa desistere nel prendere delle decisioni importanti per la sua carriera.

Teresa, nonostante sia diventata una famosa scienziata che vive a Boston da anni, rimane un fantasma per Pietro che continua a manifestarsi nei momenti più importanti della sua vita, tanto che realtà e immaginazione si fondono, portando il professore sempre sul limite del crollo psicologico.

Qual’è il segreto? il terribile segreto di Pietro? si può intuire, scoprire dai comportamenti suoi e di chi vive con lui. La sua immagine di facciata è quella del professore illuminato, dell’innovatore, ma un'ombra aleggia su di lui anche a distanza di anni.

Questo è uno di quei film che io definisco “fastidiosi”, nel senso che mi creano un disagio sia mentre li vedo sia dopo, quando torno a casa. Pietro Vella mi ha fatto il solito effetto di Mr. Ripley (Il talento di Mr. Ripley-1999, L’amico americano-1977), di chi -cioè- convive con un “sé” oscuro. Il segreto è una sorta di sigillo per mantenere nascosto il mostro che è dentro di lui, una volta che lo rivela, diventa fragile, non libera la coscienza ma (al contrario) la imprigiona in una esistenza condizionata da un ipotetico ricatto.

Pietro è forse un pedofilo? ha ammazzato qualcuno? ha violentato una donna? ha rubato? tutte queste ipotesi prendono vita via via che il film va avanti e il panico di Pietro cresce.

Gli attori sono tutti bravissimi, Elio Germano, che non mi entusiasma quasi mai e che non mi piace in particolar modo, in questo personaggio l’ho trovato giusto, ed equilibrato nel suo squilibrio emozionale (permettetemi il gioco di parole). Proprio il suo contenimento psicologico, il non rivelare pubblicamente quello che è, lo ha ridimensionato nella sua interpretazione, non facendolo scivolare così in facili esagerazioni. Molto brava Federica Rosellini nella parte di Teresa, che confonde personaggio e spettatore sulle sue reali intenzioni riguardo la custodia del segreto.

Ma chi mi sono piaciute veramente sono Vittoria Puccini, nella parte di Nadia, la moglie, l’unica che non è disposta a tenere per sé i propri segreti e a non voler sapere quelli degli altri (“vi voglio continuare a voler bene, non voglio sapere niente” - dice tra il serio e lo scherzo al marito e alla figlia ancora bambina) e Isabella Ferrari nella parte di Tilde l’editrice di Pietro.

La regia di Daniele Luchetti è attentissima ai particolari, infatti credo che questo film meriti una seconda visione per poter decifrare meglio piccole cose che forse possono "sussurrare" allo spettatore il segreto di Pietro. Lo scivolare tra passato e presente è fatto in maniera naturale, quasi a sembrare un flusso di coscienza dei vari personaggi protagonisti.

Alla fine del film sono rimasta disturbata, un senso di disagio mi ha preso allo stomaco, forse perché credo di aver intuito il segreto di Pietro Vella ed è veramente mostruoso.

L’unica vera pecca che ho trovato è nel finale che trovo un po’ surreale e con riferimenti troppo simbolici, una nota stonata rispetto al linguaggio narrativo utilizzato per tutto il film.

Daniele Luchetti

Confidenza (2024): Daniele Luchetti

 

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